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Delitto nella nebbia del Nordest

Autore: Giovanni Pacchiano
Testata: Il Sole 24 Ore
Data: 11 settembre 2005

Un paese del Nordest d'Italia. Una Mazda rossa corre, viaggiando oltre il limite consentito, nella nebbia «spessa e lattiginosa» e nella notte. La giovane donna al volante conosce a memoria la strada di campagna che porta al villino, e non è l'assenza di visibilità a preoccuparla. Ciò che la tormenta è il pensiero dell'uomo che le ha rovinato la vita, che ha «fatto di lei una puttana». E che la sta aspettando. Lei, Giovanna, deve sposarsi, fra qualche giorno, con Francesco, il giovane e probo collega (entrambi sono avvocati), figlio di Antonio Visentin, il principe del foro, l'uomo più autorevole del paese, presso lo studio del quale Giovanna lavora.
La ragazza ha avuto, qualche anno prima, una storia con Filippo, un amico di Francesco, uno sbiellato perennemente in crisi; figlio unico della contessa (titolo acquisito, col matrimonio: è figlia di contadini) Selvaggia Calchi Renier, socia di Antonio Visentin nella Fondazione Torrefranchi; un consorzio di aziende in grado di fare affari con chiunque (questo uno dei punti-chiave: con chiunque. Anche con la mafia romena che ha invaso il Nordest; anche con la camorra meridionale). Poi, la svolta della sua vita: l'amore con Francesco, il matrimonio alle porte...
Nel villino dove l'uomo che la attrae e le fa paura (per ora un'ombra, un uomo senza volto agli occhi del lettore) l'ha aspettata, i due fanno l'amore. Quando, infine, nel tepore della vasca da bagno, mente lui le insapona delicatamente i capelli, lei ha il coraggio di dirgli che è l'ultima volta, e che rivelerà tutto a Francesco, ecco le mani di lui spingerla giù, vincere la sua resistenza, ucciderla. Sarà lo stesso Francesco, il giorno dopo, a scoprire il cadavere della fidanzata, in un altro villino, quello di lei, in un'altra stanza da bagno, la gamba destra penzolante dalla vasca. E, come è logico verrà subito incriminato...
Con Nordest, Massimo Carlotto, ormai affermato scrittore di thriller, e Marco Videtta, saggista e sceneggiatore, puntano su un'operazione originale, mescolando giallo a mélo e a inchiesta sociologica. Perché, se è vero che da lettori ci coinvolgiamo, e parecchio, nelle peripezie dello sfortunato Francesco, che si affanna alla ricerca del vero colpevole, scoperchiando quel nido di vipere che è la realtà del paese, dove misfatti pregressi e drammatici (l'incendio, a suo tempo ritenuto doloso, di un'azienda) si mescolano al nuovo episodio di morte - mentre gli autori fanno di tutto, e con scaltrezza, per depistare chi legge -, è anche vero che ci colpisce la loro volontà di fotografare una società in crisi.
Inevitabile fomite di disagi, malefatte e delitti. Con l'inquinamento massiccio, il traffico continuo di merci illegali da e per i Paesi dell'Est. Le miriadi di capannoni industriali che hanno devastato il paese, e ormai, molti di essi, dismessi. E ancora, aziende che chiudono sopraffatte dalla concorrenza asiatica e altre che delocalizzano la produzione fuori d'Italia, dove il costo della mano d'opera è irrisorio; nonché lavoratori in nero ed evasori totali, e criminali provenienti dall'Est e dal Sud del mondo, e massiccia prostituzione, giorno e notte, sulle strade. «Sembrava che nessuno fosse più in grado di governare il futuro», è il monito di Carlotto e Videtta. Calato nella trama di un romanzo fra i migliori apparsi in questa annata.