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I ferri (e il cuore) dell'editore. Una non-recensione

Autore: Arturo Robertazzi
Testata: Arturorobertazzi.it
Data: 18 ottobre 2011

Con “I ferri dell’editore“, Sandro Ferri, fondatore e guida di edizioni e/o, ci regala una fotografia del mondo editoriale di oggi, nell’istante in cui, tra digitale, self-publishing, cartaceo, blog e mostri di ogni sorta, è evidente l’evoluzione, lenta e radicale. Il pamphlet, edito dalla stessa edizioni e/o, è già disponibile in formato digitale al prezzo simbolico di 0.79 euro. Nelle prossime settimane uscirà anche in formato cartaceo.
Destreggiandosi tra ricordi, timori e speranze, Sandro Ferri prova a spiegarci quali sono le figure cardine dell’editoria e come queste dovranno cambiare, necessariamente.
Devo ammettere, mi trovo in disaccordo su alcune sue tesi, perché, come scrive Marco Dominici, “credo che alla base di considerazioni di questo tipo ci sia un equivoco di fondo il quale conduce la questione ad un fuorviante aut aut: ‘o digitale o cartaceo‘. Come se la convivenza non fosse possibile”.
Non voglio, però, entrare nel merito della questione, ne riparlerò forse in un altro articolo e sicuramente sarà argomento di discussione a Librinnovando. Piuttosto vorrei segnalare un altro aspetto che, devo dire, mi ha emozionato. Che ciò avvenga è già di per sé difficile, che poi sia un piccolo saggio a esserne la causa, ha, credo, un che di magico.
Ecco, di questo voglio scrivere: di Sandro Ferri frustrato dagli “errori”, quei romanzi che, seppur apprezzati poco, sono degni almeno quanto quelli che mandano avanti un’intera casa editrice, perché “ogni libro è un tentativo“.
Di Sandro Ferri che, come in un processo di catarsi, di liberazione dal dolore, ci regala una lunga lista di nomi e di libri che avremmo dovuto leggere e che, nella giungla del mercato editoriale, ci siamo lasciati sfuggire.
Di Sandro Ferri in viaggio, che non riesce a scostare gli occhi dalle sue letture:
 La strada alla periferia di Malaga
percorsa dai camion, il dito alzato per ore
nel segno dell'autostop ma gli occhi incapaci
di vedere se uno dei camion rallentasse perché
inchiodati su quell'edizione tascabile.

Di Sandro Ferri e le sue scoperte editoriali:
Il piccolo portico della casa di campagna
dove in un tramonto estivo mi commossi
per la voce infantile sapientemente
ricostruita da Lia Levi in 'Una Bambina e basta';
la scrivania del mio ufficio ingombra di carte
sopra le quali, recentissime, si aggiunsero
una mattina cento pagine (...) di 'Amabili Resti'.

Ho letto “I ferri dell’editore” sulla metropolitana di Berlino, nel treno che ogni mattina mi porta alla Freie Universität. Quaranta minuti in cui, tra gli sguardi e i suoni della gente, sono catturato dalle mie letture. In quei giorni, dal mio freddo kindle, senza poter annusare il profumo della carta, ignorando la copertina, mancando l’esperienza tattile, ho sentito la passione di Sandro Ferri trasudare dall’inchiostro elettronico.
Spesso si annunciano futuri apocalittici per l’editoria, mondi in cui l’estinzione delle case editrici sarà totale e il lettore, minacciato da scrittori sempre più cyber, morirà immerso da immondizia editoriale. Io sono convinto, invece, che, se useremo la stessa passione di Sandro Ferri nel leggere, nello scrivere e nel selezionare romanzi, il futuro dell’editoria è davvero al sicuro.