Veronica: papà Dino voleva che rimanesse un segreto
MILANO Il padre, Dino De Laurentiis, non avrebbe voluto che questo libro uscisse («Certe cose devono restare in famiglia»). Sua madre, Silvana Mangano, sapeva che sarebbe successo. «Ricordo, in quelle settimane in cui capimmo tutto (era il 1988, ndr), lei, mi disse: "un giorno Veronica riuscirai a parlarne in pubblico è sarà di grande aiuto a tutta la famiglia"».
Il «tutto» è la storia, vera e terribile, di una giovane donna (Veronica De Laurentiis, figlia primogenita della coppia «reale» del cinema italiano) che scopre, dopo 15 anni di matrimonio e due di separazione, che il marito abusava da sempre delle due figlie. Ci sono voluti dieci di analisi e dodici di «scrittura» per arrivare in libreria con Rivoglio la mia vita (Edizione e/o), che viene presentato oggi a Roma.
Solo nel '90, dai ritagli ingialliti di alcuni giornali, una semi-verità: «Arrestato a Torino per pedofilia l'ex-genero di De Laurentiis». Poi qualche segnale: i ragazzi (tre, nati da quel matrimonio) che cambiano il cognome e prendono quello della madre. «Nessuno ha più voluto pronunciare quel nome», racconta adesso Veronica, una voce serena, liberata. E in Rivoglio la mia vita, «quel» nome non c'è. È sostituto con uno di fantasia, come quello dei figli. «È stato il mio modo per proteggerli, tutti. Le ragazze all'inizio mi hanno incoraggiato, poi si sono spaventate, ma ora hanno capito. È stato un percorso lungo, difficile, per tutti. Alla fine ho realizzato che dovevo condividere il mio dolore, la mia tragedia con gli altri: perché c'è sempre una possibilità di ripresa. Sapevo che papà non sarebbe stato d'accordo, senza cattiveria: lui è di quella generazione che pensa che ci si debba vergognare di certe cose. Non è più così. A 18 anni uscii con un uomo, un produttore, più vecchio di me di quasi 30 anni: mi violentò (anche questo è raccontato nel libro, ndr) ma tacqui. Fosse successo oggi lo avrei denunciato».
Violenze e ancora violenze, mai nessuno che se ne accorgesse? «Dicevo a tutti che la mia vita era perfetta: ogni mattina, sotto la doccia, piangevo, poi andavo avanti». I ricordi scorrono: «Quando decisi di sposarmi, papà non era d'accordo. Ma ero stanca di seguire la sua regola "se sei una donna intelligente, fai quello che ti dico io" e presi la mia strada. Sbagliando, perché non ero abituata a scegliere. La prima notte di nozze mi picchiò. Piansi e mi promisi che non lo avrebbe più fatto. E fu così, ma furono scenate per 15 anni. Soltanto compilando il test della polizia scoprii di rientrare nella categoria "donne maltrattate". Due anni dopo la separazione. Era Natale, la più piccola che era andata a trovare il padre, mi chiamò, piangendo e sprofondai nel buio».