L'unico scrittore buono è quello morto
Autore: Nunzio Festa
Testata: Kult Virtual Press
Data: 22 febbraio 2012
Traduttore di scrittori che suonan come Mark Twain e T. S. Eliot fra i classi, ma anche molti contemporanei, Marco Rossari lo seguivano da tempo soprattutto su www.ilprimoamore.com (dove spediva qualche suo verso, o come volete chiamarli). Eppure con "L'unico scrittore buono è quello morto" Rossari gioca con un altro genere, il racconto per l'esattezza. In quanto gli scritti contenuti nell'ultima pubblicazione di Marco Rossari, appunto, non son che racconti. Quasi tutti, tra l'altro, già pubblicati in altre sedi. E che ora tornano, e naturalmente tutti insieme, perché hanno un filo rosso che li fa sfilare nella luce della letteratura. Con un retroterra, ovviamente, fatto di citazioni. Letture su letture. Che sanno dello stordimento d'un Tolstoj invitato presso una moderna radio come dello stordimento ancor più potente d'un giornalista inviato a trovare un altro finto scoop sulla beat generation. E se esistesse una città chiamata Kafkiana (Praga, nb)? O oggi si rifiutasse una proposta editoriale di J. Joyce? Tra paradossi che non s'annoiano mentre marcia la realtà, vedrete per esempio che fine ha fatto e perché l'ha fatta il poeta toscano Mario Luzi, però nel flusso immaginario d'un vero slam poetry/poetry slam organizzato nella Torino degli SpanaTuni - Spara Jurij - che antica il viaggio nell'Usa di California. Sarà che siamo davanti a una parodia, epperò spesso qualche riga mette una specie d'emozione molto simile alla tristezza. La tragicomica forza degli scritti di Rossari, per dire, superano il limite invalicabile che poggia tra ego e creatività.