Com’è intervistare Viola Di Grado? Mica facile… Lei è una ragazza assai gentile e disponibile. Ma le sue foto le avete viste? Provate a farvi un giro sul web. Il suo sguardo sembra dire: “Ce l’hai con me?”. Un po’ come Robert De Niro in Taxi Driver. Niente da eccepire sulle buone maniere, però. Ué, una ragazza di una cordialità… Quasi non sembra aver appena vinto il Premio Campiello Opera Prima. Anche perché la disponibilità non è un bene di largo consumo. Magari una scrittrice vince un premio importante e comincia a darsi delle arie, ti rimanda al suo ufficio stampa (mi è capitato, mah…) per farle due domandine facili facili (se una scrittrice tiene tanto alla sua privacy è meglio non disturbare). La Di Grado, invece, è la Di Grado. Queste cose non le fa. Malgrado la stampa le abbia rotto abbondantemente i cabasisi, direbbe Montalbano, con la storia che è troppo ggiovane, lei si concede agli intervistatori con garbo.
Viola tu sei ggiovane. Lo dice ossessivamente la stampa. Come se fosse strano vedere una ggiovane scrivere bene come un matusa.
«Infatti mi sento un po’ discriminata per la mia età: i libri dovrebbero essere giudicati dimenticandosi dell’autore, l’età anagrafica è solo una verità semplificata».
Viola tu sei talmente ggiovane che si dice che vivi in Inghilterra per seguire da vicino i tuoi miti, i Teletubbies.
«No, sono loro che mi hanno rapita. Mi terranno in ostaggio finché non saranno date loro le settanta tonnellate di acrilico e trenta di lana che esigevano per farsi una maxi-coperta, come il titolo del romanzo chiaramente chiede».
Scherzi a parte, malgrado tu abbia solo 23 anni e venga da un Paese come il nostro dove la somma delle età dei due Presidenti tocchi 161 anni (più dell’Unità d’Italia), sei riuscita ad importi comunque con il tuo libro, “Settanta acrilico trenta lana”. Come hai fatto a eludere il sistema-matusa?
«Con la magia nera, quella bianca e un po’ di telecinesi (che però non c’entra coi cinesi, anche se ci sono nel libro)».
Visto che sei ggiovane (prometto che non lo ripeterò più), che rapporto hai con le nuove tecnologie?
«Aspirazioni omicide».
Ottimo… Favorevole o contraria agli ebook?
«Contraria: toccare i libri è importante, bisogna stabilire un’intimità fisica con le storie».
Sei innamorata?
«Di Camelia (la protagonista del libro, ndr). Ma forse divorziamo perché mi sta perseguitando».
Facciamo un gioco. La ghigliottina di Carlo Conti. Come funziona? Ti dico cinque parole e tu devi indovinare una sesta parola che le accomuni. Ok? Andiamo: 1. Colpo, 2. Cattiva, 3. Scopa, 4. Cappello, 5. Liquore. Qual è la parola che le accomuna?
«Strega…».
Dopo il Campiello Opera Prima, rischi di vincere il Premio Strega. Io, per quello che vale, faccio il tifo per te. Ma non ti viene un po’ di strizza a pensarti in finale con altri quattro scrittori?
«Non ci ho ancora pensato».
Ohi, non ti affaticare troppo nelle risposte… Adesso dovrei dirti cose intelligenti, tipo parlare di prosa aulica, venature di decadentismo, personaggi crepuscolari. In pratica dovrei sparare due boiate per darmi un tono. Ma la realtà è che mi annoia profondamente parlare di libri. Preferisco leggerli. Trovo più interessanti gli autori. Ecco dacci una notizia bomba. Qualcosa su di te che non hai mai detto a nessuno.
«Sono un’aliena. Sono stata mandata sulla Terra per perseguire un nobile intento: l’estinzione della razza umana tramite le parole efferate dei miei libri».
Uhm, un po’ loffia sta bomba… C’è un mio collega di lavoro che mi sta tartassando con i suoi messaggi di stima da girarti, da quando ha saputo che ti avrei intervistata. Ti spiace mandare un saluto a Luigi Passerino from Gaeta?
«Ciao Luigi!».
Lo so, temevi che ti facessi questa domanda: “Perché hai scritto un romanzo?”. Lo so perché me l’hai confidato e io so tenere i segreti. Tuttavia mi basta, ci basta che tu abbia scritto un gran romanzo. Complimenti di cuore.
«Zhschsaihjosjodjskdsjdsidjsdso (grazie alieno di cuore alieno)».