Settanta acrilico trenta lana
Autore: Luca Benedetti
Testata: Pulp
Data: 15 marzo 2011
Settanta acrilico trenta lana è la storia di uno sfasamento. L'antefatto è l'incidente stradale in cui perde la vita Stefano Mega assieme alla sua amante; per la moglie Livia e la figlia Camelia quel tragico 12 dicembre, a Leeds, Inghilterra, si trasforma in un'unica fredda ed insuperabile giornata lunga ben tre anni. Livia smette di curarsi, di mangiare e di parlare, se non attraverso gli sguardi, con una figlia sempre più contagiata dal silenzio materno. Quando Camelia prova ad interrompere questo lungo inverno muto, scopre che tempo e parole per lei non hanno più le stesse regole, tanto si è estraniata dal mondo che nel frattempo è andato avanti: abbandona l'università, inizia ad indossare solo vestiti fallati e tagliuzzati ed il suo unico contatto umano è un ragazzo di nome Wen che le dà lezioni di cinese e col quale inizia una complicata relazione sentimentale. Intorno a questo vuoto Viola Di Grado è bravissima nel creare un sostanzioso equilibrio tra ciò che accade e le "immagini" che sceglie: il look patchwork e quasi istintivo di Camelia, lo studio e l'ossessione per gli infiniti e complessi ideogrammi cinesi - tanto da inciderseli a sangue sul proprio corpo - e la lingua degli occhi, quella della madre, eloquente, pur senza parole, affiorano nel testo come surrogati di un ordine - familiare e linguistico - che ormai l'ha tagliata fuori. · Tutti questi brandelli di lingua, stoffa e carne sono lo specchio, in frantumi, delle sue vecchie certezze e dei suoi affetti, armi di una rivolta per rimettersi in circolo nella vita. Eppure, quella di Camelia resta una lotta di un'indimenticabile fragilità, un rabbioso e disperato tentativo di esserci ancora, nonostante non possa tornare indietro, nonostante non sappia come andare avanti. Questo è il "male di resistere" che racconta Viola Di Grado, esordiente catanese di ventitre anni, e lo fa con una padronanza di scrittura costante ed uniforme, sicura nella trama e nel lessico, come anche in ciò che ha da dire.