Lei è nata a Mauritius da una famiglia di origine indiana. Il libro è una memoria familiare?
Nella mia famiglia restano dellIndia gesti quotidiani e tradizioni religiose. Ma quel che i miei familiari mi hanno raccontato sullemigrazione non è la nostra storia; è piuttosto unepica collettiva degli indiani di Mauritius. Solo un episodio è davvero nostro: quello del fratellino perduto di mio nonno, smarrito durante lo sbarco. Immaginavamo che fosse cresciuto in qualche altra piantagione e fosse ormai un uomo anziano. È lunica storia degli Appanah nel romanzo.Essere immersa in questa memoria collettiva le provoca rimpianti?
Mi spiace che la mia famiglia non abbia una memoria propria. Sogno un albero genealogico con nomi, nascite e decessi dei miei avi, ma so che quei ricordi sono perduti per sempre. I miei antenati erano analfabeti, a malapena sapevano di aver traversato il kala pani, lOceano. Fu mio nonno a sbarcare, bambino, sullisola. Ora ha 95 anni. Quando morirà un po della nostra India morirà con lui.Sembra soprattutto una storia di schiavitù. Ma lei mostra che per alcuni fu una scelta di libertà...
È vero che per molti indiani lisola si rivelò un inferno, e questo non si può dimenticare. Però, anche se i discendenti faticano a crederlo, per alcuni fu una liberazione: dal sistema delle caste, da un destino già segnato.Raccontando lemigrazione affronta una questione oggi centrale.
Quando un politico dice di aver trovato una soluzione al problema, mi viene da ridere. Da sempre la gente si sposta in cerca di una vita migliore e continuerà a farlo. Lo fecero i miei antenati, lho fatto io andando a vivere in Francia. Non possiamo fermare chi dallAsia e dallAfrica cerca fortuna in Europa. Ma le dirò come vivo la mia condizione di immigrata: accettando diritti e doveri del mio Paese dadozione. E sapendo che a creare dolore è lillusione di poter essere qui e altrove. Bisogna sapere che partendo rinunciamo a ciò che avevamo a casa. Il personaggio femminile più forte è Ganga, giovane vedova che preferisce imbarcarsi che morire sul rogo del marito. Un simbolo? Forse Ganga sono io. No, sto scherzando. Credo che in effetti sia un simbolo: una donna capace di rischiare tutto per fuggire a un destino imposto.