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Vita, morte e dolori raccontati con uno sguardo

Autore: Elisa Mariella
Testata: Pub
Data: 30 gennaio 2011

Christopher Road è una strada come tante, alla cui estremità proliferano rumorosi kebabari al neon, affollati Fish & Chips e improbabili venditori di pizza all’italiana a una sterlina, le case all’inglese tutte uguali fra loro. In una di queste scorrono avidi ma privi di emozioni i giorni di Camelia Mega,ventenne di origini italiane, iscritta alla facoltà di Lingue della sua città, Leeds. Camelia passa il tempo in una casa buia, polverosa, in cui la luce non riflette sulle pareti da tempo immemorabile, seduta a un tavolo lercio e pieno di buchi traducendo manuali per lavatrici. Camelia non parla, non si emoziona, non vieve poiché troppo presa dalle cure necessarie per sua madre Livia, caduta in depressione dopo la morte di un marito che mai aveva amato lei quanto la figlia. Il loro non è un alfabeto comune, ma fatto di sguardi. Le due donne cercano di “sentirsi” ancora ma il trauma che le ha attraversate entrambe e che ognuna vive in maniera diversa, le allontana irreparabilmente.

Camelia non vede i colori, non riconosce lo scorrere del tempo e dei giorni, non partecipa al mutare delle stagioni, lasciandosi trascinare in un mondo di ombre cupe fatto di poche parole vomitate ogni tanto. È Wen, commesso cinese, a farla rifiorire; offrendole la possibilità di riprendere le lezioni di cinese che Camelia aveva abbandonato per occuparsi della madre, il ragazzo propone alla giovane una nuova prospettiva di vita: tornano i colori, i suoni, le parole (anche se sottoforma di ideogrammi), il cuore che batte, la voglia di emozionarsi ancora o forse per la prima volta. Wen però, nasconde un segreto che non permette a Camelia di avvicinarlo, di amarlo, di toccarlo; in un lampo la luce vista attraverso piccoli tocchi di calamaio e inchiostro, di mani bianche come porcellana, di occhi composti e misteriosi, svanisce. E per Camelia non c’è salvezza: gli strappi fino ad ora contenuti diventano violenti, portandosi via anche lei. Livia invece, ossessionata da buchi di ogni tipo che ferma nel tempo grazie alla sua polaroid, vince la depressione, rinascendo e stavolta per sempre, grazie alle attenzioni di un uomo affabile, elegante, seriamente innamorato di lei. Ma questa volta Camelia non ci sta e, in una folle corsa contro lo scorrere del tempo, dirà la sua senza poter più tornare indietro. È settanta acrilico trenta lana quando la vita non è più vita, quando le parole non servono, quando sono gli occhi, gli squarci, il buio a parlare, quando l’amore non è amore ma servilismo mal ricambiato.

Con freschissima poeticità Viola Di Grado racconta la straziante e vibrante vita di Camelia e del suo mondo, fatto di vuoti, di tagli, di buchi, di amore non puro quanto un capo di lana pregiata; incatena col sentimento alla storia, catapultandoci in un vortice di eventi culminanti in un finale imprevedibile.