“Ci sono donne che nel ricevere una notizia simile scoppiano in lacrime. Le gambe non le reggono più e loro si accasciano sulle piastrelle a scacchiera della cucina, costringendo gli altri membri della famiglia a scavalcarle se vogliono arrivare al frigorifero. Io non ero una di quelle”. La “notizia simile” è che il marito le ha lasciate per un’altra (in questo caso una cardiopatica insegnante dai capelli color ratto). La categoria di donne alle quali la sagace narratrice non appartiene è quella delle arrendevoli, sdolcinate, e, soprattutto imbelli donnicciuole.
Perché Rosa, protagonista del secondo romanzo di Alina Bronsky, “I piatti più piccanti della cucina tatara”, (edito da E/O), è una guerriera sovietica e sempre ben pettinata. E’ una cattiva che non sa di esser tale, una combattente in nome del bene altrui, a patto che questo bene non la faccia sfigurare. Malvagia, frivola e priva di disincanto Rosa piace agli uomini (almeno così dice) e al lettore, la sua arte di architettare piani per averla sempre vinta e trionfare con l’aureola dei giusti la rende irresistibile, quasi encomiabile. Lei si fa carico di tutti, lei ha sempre la giusta soluzione, sa sempre come fare, non conosce modestia, e, soprattutto, è un’esperta in tecniche di tirannia.
Vittime designate, la scolorita e scoliotica figlia Sulfia e la ribelle nipote Aminat, cui fa da nonna e da procacciatrice di papà senza che nessuno glielo abbia mai chiesto. Irriverente e sempre ben vestita è la guida della muliebre piccola famiglia, che, dalla Russia sovietica riuscirà a condurre fino nella ligia e linda Germania. Rosa si adatterà alla nuova vita pur di vedere avverarsi i desideri che lei ha espresso per gli altri, un genero europeo di nome Dieter, una vita migliore per Aminat, la nipote che le somiglia tanto, fiera nel carattere , e, anche lei a sua volta depositaria ed erede designata dei temimili modi nonneschi.
Un romanzo che potrebbe avere i toni della tragedia e dello sradicamento, ma che, al contrario conserva fino alla fine la freschezza di un racconto divertente, con un punto di vista a senso unico sul mondo. Quello di Rosa, donna che in fine ce la mette tutta per non soccombere, che non si lamenta mai, che non da chance a nessuno, perché è troppo occupata a darle a sé stessa. D’altronde si sa, le ragazze cattive arrivano ovunque.