Elena Ferrante: L'amica geniale
Testata: Pensieri
Data: 8 gennaio 2012
Ho sentito parlare di Elena Ferrante da vari anni. La scrittrice si nasconde dietro l'anonimato, lasciando che a parlare per lei siano i suoi libri. Questo ha chiaramente dato la spinta sui giornali ai tentativi di scoprire chi veramente essa sia. E dal momento che i suoi libri hanno un'ambientazione napoletana, si è pensato,di volta in volta, che potesse essere identificata in Domenico Starnone, o in sua moglie Anita Raja, o in Fabrizia Ramondino.
La Ferrante ha esordito nel 1992 con L'amore molesto, da cui il regista Mario Martone ha tratto un film nel 1995, interpretato da Anna Bonaiuto.
Questo di cui voglio parlare è il suo ultimo libro e si intitola L'amica geniale. E' ambientato negli anni '50, in un rione di una difficile periferia napoletana.
Confesso che mentre leggevo sono stata tentata di abbandonare il libro, era molto forte su di me il riflesso emotivo di ciò che veniva raccontato. Anch'io sono originaria della Campania: i miei genitori non erano benestanti e si sono trasferiti a Roma per lavoro quando io avevo 2 anni, ma la Campania Napoli e i suoi dintorni hanno conservato un posto importante nella mia identità.
Il libro, dicevo, è ambientato in una periferia difficile di operai, artigiani, piccoli impiegati e camorristi con cui bisogna sempre fare i conti: di essi si ha paura, ma a volte a loro si ricorre per bisogno.
E' la storia di due bambine, e poi ragazze: Lila e Lenuccia , così si chiamano le due amiche tra di loro. E' la storia particolare e coinvolgente di un'amicizia, anche se la parola non contiene tutto quello che questo rapporto significa per loro.
E' la storia della loro difficile, pur se fortissima amicizia, e della loro evoluzione da bambine in ragazze. Sono due persone intelligenti sensibili e ricche di potenzialità intellettuali. Ognuna delle 2 invidia l'altra: si fa a chi è più brava e dotata, tanto che non si capisce chi sia l'amica geniale del titolo. E' anche la storia di un percorso, si potrebbe dire alla junghiana, di individuazione della propria identità e di affermazione delle proprie capacità.
Un percorso per entrambe le ragazze molto difficile. Immaginatevi una famiglia povera degli anni '50 in estrema periferia, posta di fronte alla richiesta dell'insegnante elementare di far continuare a studiare una ragazza. A parte le difficoltà economiche, qui si trattava anche di decidere se impiegare soldi preziosi per la sopravvivenza familiare per una figlia femmina, il cui destino naturale sembrava essere quello del matrimonio: poi ci penserà il marito.
Alla fine Lenuccia continuerà a studiare, mentre Lila deciderà di sposarsi, in questo modo tagliando via da sé una parte essenziale della sua identità: vedi l'episodio in cui Lila va a portare alla maestra la partecipazione di nozze, e la maestra fingerà di non riconoscerla.
Quindi temi essenziali della Ferrante: Napoli e le donne. Ma in questo libro ci sono tantissime altre cose. Guardando le critiche ho trovato similarità e paragoni con la scrittura di Simone de Beauvoir La donna spezzata, con la Ortese, e con la Morante. Non so, approfondirò, questo è il primo libro della Ferrante che io abbia letto.
A proposito, l'autrice e i suoi editori e/o hanno annunciato che il libro avrà un seguito o due.