Attenti a quella uniforme
Autore: Roberto Riccardi
Testata: Il Carabiniere
Data: 15 novembre 2011
Si aggira per il capoluogo pugliese un capitano. Ha un'andatura stanca, lo sguardo è malinconico. I motivi per essere triste non gli mancano, il suo matrimonio non fila un granché e anche sul lavoro potrebbe andar meglio. La promozione si fa attendere e a quarantasette anni suonati, con un curriculum che per un buon tratto è stato di pregio, non c'è da rallegrarsi tanto. Ma non bisogna lasciarsi ingannare dal suo aspetto trasandato, dal rossore del viso che denuncia una fede nel dio Bacco. Quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare. Oppure continuano, chi si ricorda com'era quella frase… È un gioco senza esclusione di colpi a impegnare Antonio Bosdaves, che nel romanzo Lupi di fronte al mare dell'esordiente Carlo Mazza (Edizioni E/O) si trova alle prese con un caso difficile. Il mare è l'Adriatico, i lupi sono una combriccola di affaristi privi di scrupoli guidati dall'avvocato Spadaro, un vero maestro dell'illecito finanziario. Ma al capitano Bosdaves certi mari non fanno paura. Quei remi tirati in barca troppo presto li afferra di nuovo e riprende a vogare con lena. Lo aiuta una giovane cronista del quotidiano locale, Martina, che forse aspira a qualcosa in più del grazie che la attende a conclusione delle indagini. Il finale è un risultato pieno: nelle ultime pagine che il libro gli concede, il capitano risolve non solo un delitto che rischiava di rimanere impunito, ma anche la sua delicata situazione psicologica e familiare. Carlo Mazza, come nasce un personaggio come Antonio Bosdaves? «Non si ispira a nessuno in particolare. È un uomo sensibile, colto, malinconico, che si contrappone a un'umanità spesso agitata da un'euforia melensa, rozza nell'approccio alla vita e ignorante delle cose che contano. È bello pensare che sensibilità e cultura possano stare dentro un uomo in divisa». Dal libro traspare una buona conoscenza del mondo dell'Arma. Ne vogliamo parlare un po'? «Nel lontano 1976, in occasione del servizio foto Domenico Marra militare, sono stato impiegato presso la Legio- ne Carabinieri di Bolzano come ufficiale di Amministrazione. Allora ero avido di vita. Per me fu la prima esperienza importante, perciò ne ricordo moltissimo. In fase di rifinitura del romanzo, poi, ho avuto la fortuna di contattare un penalista, che ringrazio: Luca Italiano, fratello di un maggiore dei Carabinieri e figlio di un colonnello dei ROS. L'aiuto di suo fratello, in particolare, mi ha consentito di essere preciso nei dettagli: mi ha fornito diverse informazioni, per esempio non sapevo quale fosse la pistola d'ordinanza». Qualche ricordo della sua esperienza in divisa? «Il mio giuramento di ufficiale alla Repubblica: una breve formula, qualche pasticcino e una fotografia, ma soprattutto la sciabola, da far roteare a destra, a sinistra e verso chi era di fronte. Ricordo che un superiore me lo insegnò, prima della cerimonia e in disparte, ma quando lo feci, rivolgendo la punta dell'arma verso il colonnello Comandante della Legione, lo vidi indietreggiare preoccupato. Mi ero avvicinato troppo». Quanto tempo ha impiegato per scrivere il suo primo romanzo? «Ci ho lavorato a lungo, scrivendo e lasciando sedimentare ogni capitolo. Ho tratto spunto dai miei autori preferiti – nel giallo Sciascia e Ammaniti – per sviluppare i vari passaggi, in- trecciare le vicende, costruire la suspence. Ma sono contento del risultato». Non si può dire che i fatti gli diano torto. L'uscita del libro è stata salutata con favore dalle recensioni delle migliori testate nazionali. «Un successo al di sopra delle aspettative», commenta Colomba Rossi, Direttore della collana Sabot/age varata dalle Edizioni E/O, che nell'agosto scorso ha debuttato con Lupi di fronte al mare e La ballata di Mila firmata da Matteo Strukul. E sì che le aspettative, per lei, erano alte. «Non appena l'ho letto ho subito creduto nelle potenzialità del romanzo, nella sua capacità di interessare i lettori portandoli nei meandri più oscuri della malasanità, della finanza corrotta, delle banche piegate agli interessi di parte». È il manifesto ufficiale della collana, quello di svelare intrecci sotterranei e verità nascoste. «Si chiama Sabot/age per questo, perché intende sabotare la consegna del silenzio, l'omertà che spesso si accompagna a fenomeni delittuosi di particolare virulenza». Restiamo a Bari, che come sappiamo è entrata di diritto fra gli scenari più frequentati dagli appassionati del giallo, sulla scia dei successi letterari di un autore affermato come Gianrico Carofiglio. È da poco in libreria la sua ultima fatica, Il silenzio dell'onda (Rizzoli), che col libro di Carlo Mazza ha in comune l'appartenenza all'Arma e il cognome un po' spagnoleggiante del suo protagonista, in questo caso il maresciallo in aspettativa Roberto Marias. Se l'autore è barese, la vicenda raccontata nel libro si svolge però a Roma, città ove egli svolge la sua attività di parlamentare. È una storia di distacchi dal passato e dal presente, fra il personaggio principale che cerca di rielaborare una colpa remota, una donna che vuol dimenticare il proprio vissuto e un ragazzino in fuga da una realtà che non riesce a far entrare nel suo giovane cuore. Roberto incontra Emma, ex attrice, nello studio di uno psichiatra da cui entrambi sono in cura. La donna ha perso in un incidente d'auto il marito, che poco prima ha scoperto un suo nuovo tradimento: una tragedia che ha scosso profondamente anche il loro figlio. Un romanzo diverso da quelli a cui il magistrato scrittore ci ha abituati, destinato di certo a uguagliarne il successo. L'Arma scorre fra le pieghe della narrativa contemporanea con il suo portato di sentimenti e valori, le sue figure caratterizzate da forti passioni e umani tormenti, il suo linguaggio e il suo stile moderni ma ancorati alle tradizioni. Da sempre la nostra Istituzione ispira la fantasia degli autori, da quel Cappello del prete di Emilio De Marchi uscito nel lontano 1888, considerato uno dei primi gialli pubblicati in Italia, ai Racconti del Maresciallo di Mario Soldati e a Il giorno della civetta di Leonardo Sciascia, fino ai recenti protagonisti dei libri di Niccolò Ammaniti, Andrea Vitali, Loriano Macchiavelli, Piero Colaprico. Sembra proprio di poter dire che, fino a quando un carabiniere in carne e ossa continuerà a perlustrare le nostre strade, ci sarà sempre un'opera letteraria disposta ad accoglierlo nelle sue pagine.