Sacha Naspini esplora il rapporto esclusivo tra due ragazzi appena entrati al liceo, bullizzati dai compagni e vittime di famiglie assenti. Il legame entra in crisi, con drammatici sviluppi
L'oggi adolescenziale si riflette nel romanzo breve di Sacha Naspini, Ragazzo (e/o), titolo che indica una «dimensione» più che un personaggio, perché invero due sono i protagonisti. Due adolescenti di una prima liceo scientifico di Follonica, in Toscana, cui giungono dal quartiere operaio di Senzuno, ritrovandosi in una classe che li tratta «come appestati: "Ecco i topi di fogna che arrivano dal quartiere dei pescatori..."». Una situazione che già di per sé è spia dei possibili temi che il romanzo affronta: dalle crisi di crescita dei ragazzi, alle prime cotte, a situazioni familiari di assenza, al bullismo esercitato da una «banda di teppisti». Con quanto ne viene a livello di azioni e reazioni; non ultima l'entrata in scena d'una pistola, preludio a una svolta noir, purtroppo a noi ben nota dalle cronache recenti.
Protagonisti Matteo e Giacomo, due coetanei cresciuti con un legame sempre più stretto tra di loro, seppur con un rapporto di dipendenza del primo, tra letture di fumetti di «Dylan Dog», musica con un iPad «mezzo scassato», chiusi «ogni giorno in quel buco di camera con gli album da disegno» e a guardare TikTok o video porno oppure correre in bici nel loro «posto segreto». Matteo con «il suo solito panino frittata e maionese roba che gli fa la polpetta agli angoli della bocca» e con «una pelle fatta così, bianca e piena di lentiggini, perfino sulle mani e le ginocchia. Unghie trasparenti, da volta stomaco. Capelli color di carota, stopposi e spessi», in terapia settimanale dalla dottoressa Lussu e lezioni di pianoforte; introverso al punto da non riuscire «nemmeno ad alzare la testa quando sei in mezzo alle persone», tanto che «tutti i professori evitano di chiamarmi alla lavagna, Durante le interrogazioni mi lasciano rispondere dal banco. Sono fatto così». E però con una propria sensibilità che via via si accentua sino a rivoltarlo contro Giacomo. Un Matteo trattato come «un ritardato» da tutti, e in primis dal suo amico Giacomo, che a questo punto della crescita avverte il legame con l'amico di sempre come un freno: «A volte penso che, senza Matteo tra le scatole, sarei considerato in modo diverso». (...)