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La ballata di Mila, Matteo Strukul

Testata: Thriller Cafè
Data: 27 ottobre 2011

Molte opere importanti della letteratura e cinematografia recenti hanno aggiornato almeno due dei luoghi comuni dell’entertainment di genere: la mafia italo-americana ha ceduto il passo ai concorrenti russi o asiatici e le “antieroine” in gonnella fanno spesso il culo ai maschietti dell’hard boiled, vedi la Vanilla Ride di Lansdale o per rimanere in ambito nostrano, la Ljudmila Horvat di Al Custerlina. La protagonista di questo romanzo è l’ultima testimone di queste nuove tendenze. Non a caso quelli con cui ha a che fare sono gli affiliati di una  gang cinese, i Pugnali Parlanti, capeggiati dal temibile e infido Guo Xiaoping.  L’autore padovano narra di come nella sua terra il riciclaggio del denaro proveniente dal traffico di eroina Double UO Globe e la complicità delle grandi firme della moda, invischiate nel disumano sfruttamento della mano d’opera, abbiano contribuito a creare  un impero che mina l’intera economia della zona. Rossano Pagnan, il boss locale che ha intrallazzi con politici e clericali, cerca di ostacolare l’avanzata inarrestabile della Triade avvalendosi dei suoi fidati e sfigati sottoposti. Dalla faida proromperà un fiume di sangue che per portata rivaleggia col Brenta. L’affluente che contribuisce maggiormente all’impetuosità di questo fiume rosso ha il nome di Mila Zago, una killer che presta i suoi articolati servigi (padroneggia alla perfezione lame e armi da fuoco) per l’una e l’altra fazione, con esiti nefasti per entrambe. È convinta che “gli uomini non sono in grado di avvicinarsi alla giustizia” e attraverso il suo credo, la vendetta, si rende fautrice di una nuova giustizia, la sua. La chiamano Red Dread per la sua singolare chioma ed è votata alla distruzione dei mostri che l’hanno generata. Filma con degli occhiali speciali le sue cruente azioni  rivisitando in chiave hi- tech le gesta dell’assassino protagonista di quel capolavoro cinematografico del 1960 che fu Peeping Tom – L’occhio che uccide. Malavitosi cinesi e italiani perdono pezzi quando la incrociano, un corpo viene addirittura lasciato in vita anche se destinato alla necrosi. Matteo Strukul, alla sua prima prova narrativa, che inaugura la collana Sabot/age (curata da Massimo Carlotto) delle Edizioni e/o, confeziona un romanzo dalle molteplici influenze convergenti in un personalissimo stile narrativo che rispecchia appieno i dettami del movimento SugarPulp da lui cofondato. L’esposizione in terza persona è alternata all’io narrante delle pagine di un misterioso diario che la protagonista tiene a beneficio di una figura altrettanto criptica. Le scene d’azione hanno uno spiccato taglio fumettistico che non renderebbe il dovuto se fosse rappresentato con tavole in bianco e nero per l’evidente assonanza che hanno con le sequenze del cinema di Tarantino e Leone. Un western-pulp che si legge con la velocità delle pallottole che vi fanno da colonna sonora. Spero di non incrociare mai nella vita una bastarda come Mila ma auspico un suo ritorno sulla scena della crime fiction al più presto.