Lo scrittore tedesco "padre" dell'investigatore Proteo Laurenti parla del suo ultimo libro e racconta come interpreta l'evoluzione della città
A giudicare dal successo riscosso alla presentazione dovrebbe scalare le classifiche dei libri più venduti la dodicesima indagine del vicequestore Proteo Laurenti, ultima fatica dello scrittore tedesco residente a Trieste Veit Heinichen. Presentato al teatro Miela, il giallo intitolato "A maglie strette" anche questa volta è ambientato nel capoluogo giuliano, e riflette sul passare del tempo, a partire dai cambiamenti cittadini.
Per Heinichen Trieste "è una città che si sta rinnovando, questo sì, ma non solamente per il suo vantaggio, perché se guardiamo fuori vediamo il tre alberi che ha anche il suo ruolo , perché tanti vorrebbero affondarlo, no?
Evoluzioni che coinvolgono anche gli abitanti. “Il cambio generazionale c'è. E poi si sente sempre meno parlare dialetto”.
Trasformazioni che riecheggiano anche sulle vicende del protagonista, sempre più vicino al ritiro, ma non ancora convinto sull'abbandono della vita professionale. “Laurenti non fa parte di quelli che hanno lavorato non vedendo l'ora di andare in pensione, per lui è un atto osceno”, spiega l'autore."E lui è dell'opinione che sia anche uno spreco di energie. Deve anche pensare cosa farà dopo".
Massimo segreto, per ora, sul prossimo progetto per le avventure di Laurenti. “Anche se l'avessi - dice - non lo tradirei mai”.
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