(...) In Bocca di strega (Edizioni E/O) a tirar le fila di tutto negli anni Settanta dalla "Conchiglia", il quartier generale dei tombaroli della Val di Cornia travestito da ristorante, c'è Guido Sacchetti, per tutti Bardo. Intorno a lui la banda e un carnevale di presenze disperate e sognanti - Leagro, uno spaventapasseri nel corpo di un dio greco; Biondo, un figlio ritardato, «a far le tombe per tirarsi via dalle giornate in famiglia», Silvana, a sognar Parigi tra una prestazione e l'altra asserragliata in un caravan sulla via della Principessa. E poi la famiglia, con la moglie Elisa e il figlio Giovanni, ben presto per tutti Veleno. Nonostante i (tanti) soldi facili - o proprio per quello - qualcosa nell'equilibrio familiare s'incrina, gli eventi prendono una piega inaspettata e Bardo, costretto a fare i conti con l'assenza della moglie, si sente perso. Sparisce, i suoi mocassini abbandonati sulla battigia. Inghiottito dal mare, il corpo più riemerso. Il regista di tutto diventa Veleno. Ma la banda mostra i primi cedimenti. E nascono sospetti, tradimenti, doppi giochi. È qui che s'incista la "bocca di strega", quel tranello escogitato per smascherare chi ha cercato di fare il furbo. Che da queste parti si chiama così per via di una leggenda che ha a che fare col ritrovamento di uno scheletro sul golfo di Baratti e con la superstizione popolare. In Bocca di strega si trattiene il fiato, si rincorrono le pagine, e s'incontra tanta umanità verso la quale è quasi naturale provare empatia e, talvolta, pure compassione.