Ferrante ricomincia da un'infanzia a due
Autore: Renato Minore
Testata: Il Messaggero
Data: 22 ottobre 2011
Arriva un nuovo romanzo dell'enigmatica Elena Ferrante, nom de plume che - fin dal 1992, l'anno dell'«Amore molesto» - cancella l'identità di chi scrive, pseudonimo di un narratore sconosciuto o eteronimo di uno scrittore noto che al suo sesto libro ancora si nasconde. Poco importa, la Ferrante è fin qui ben riconoscibile nel suo groviglio di storie al passato e al presente, con quel tono ansante e percussivo con cui racconta, oscillante tra tracce, indizi, ustioni del vissuto. Anche Lila, eroina di «L'amica geniale» si è completamente cancellata. Elena, sua amica di tutta una vita, quando apprende la sua scomparsa, appare ben consapevole delle modalità irreversibili della «fuga»: decide così di raccontare una storia sepolta nella memoria. Il lettore si sposta nella Napoli degli anni Cinquanta dove Elena e Lila si incontrano bambine, accomunate da una prima esperienza a contatto con «l'orco delle favole», l'usuraio don Achille, che dà l'imprinting all'amicizia. Il racconto segue passo passo la loro crescita, il modo di influenzarsi reciprocamente, i buoni e i cattivi sentimenti che nutrono nei decenni un rapporto vero, robusto in un mondo «pieno di parole che ammazzano: il tetano, il tifo petecchiale, il gas, la guerra, il tornio, il bombardamento, la bomba, la tubercolosi». Attraverso la voce di Elena che «parla» con il punto di vista delle due «piccole donne», della loro esistenza tra paure e affanni, a scuola, in famiglia, nel condominio si sgrana la vita dell'intero quartiere colto nella sua esistenza quotidiana e infima in una radiografia minuta e sociologicamente netta con i suoi modelli di «eroismo» e di «violenza» e la camorra che vi mette sopra il cappello. Il punto di vista è assai abile nel cogliere l'involontaria dipendenza dalla nascente mitologia dei sogni e dei miti di massa, sul crinale del boom in arrivo, da cui Elenae Lila sono sedotte in desideri e scelte. Il racconto tende ad una certa fluvialità non sempre opportuna: meglio la Ferrante più concisa che impietosamente taglia in una luce secca e avvolgente i caratteri, ma pietosamente li riscalda, come ne «I giorni dell'abbandono» e «La figlia oscura». E si interrompe con il matrimonio di Lili e la sua sorpresa per qualcosa che non si aspettava. Il lettore dovrà anche lui aspettare: questa è una saga, l'editore annunzia altri romanzi che racconteranno le altre fasi della vita delle amiche. Staremo a vedere.