Ettore non ha che 15 anni quando si avvicina ai giovani neofascisti del suo liceo, nel centro di Milano. Non si tratta di una chiara scelta politica, cerca un gruppo, «una comunità», qualcosa e qualcuno che lo aiuti a dare un senso a un'adolescenza che gli appare vuota, priva di senso, carica di incertezze da sfatare con un'appartenenza forte e sicura, soprattutto ben visibile dall'esterno. La troverà così ne La parte sbagliata , quella che dà il titolo al bel romanzo di Davide Coppo (edizioni e/o, pp. 252, euro 18), nel quale l'autore ritorna, almeno in parte e a più di vent'anni dai fatti, sulla propria fascinazione adolescenziale per l'estrema destra. Di famiglia borghese, arriva da un comune dell'hinterland, Ettore si sente estraneo al mondo che osserva, in classe, tra i coetanei, in casa: sarà anche questo ad avvicinarlo alla «Federazione» - gruppo che somiglia al nucleo giovanile di un partito istituzionale dell'estrema destra. La «politica» verrà dopo, attraverso notturne e febbrili letture online, come anche la scoperta della violenza, subita e inferta. Con una lingua piana che scorre come in un memoir, La parte sbagliata mette in scena un frammento drammatico della vita di un ragazzo, senza giudicare o voler offrire delle lezioni morali, ma consentendo di guardare dall'interno ad una scelta dettata a un tempo dalla paura e dall'odio, foriera di ulteriori possibili passi verso il baratro. Un romanzo tenero e potente che aiuta a comprendere meglio ciò che abbiamo intorno ma spesso stentiamo a mettere a fuoco. (...)