«Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre» è la citazione dalla Genesi che apre Fede, l'ultimo giallo di Dror Mishani che esce mercoledì per la casa editrice E\O. L'ultimo romanzo con l'ispettore di provincia Avraham Avraham come protagonista, è un denso viaggio nelle contraddizioni della società israeliana. Abbiamo incontrato l'autore a Roma, dove è stato ospite di un workshop organizzato da Netflix. «Il titolo del libro è lo stesso in ebraico - dice - emunà vuol dire fede. Ed è anche un nome femminile, come scopriremo presto». Il suo detective insegue due casi paralleli: da una parte il ritrovamento di un neonato abbandonato e, dall'altra, l'uccisione di un uomo d'affari. Cosa lega le due storie? «Tutto è partito da un ritaglio di giornale. Un bambino appena nato, trovato dentro una borsa, davanti a un ospedale. La mia mente ha subito cominciato a immaginare una storia. E mi sono detto: è il mio quarto libro di questa serie. I primi non erano molto politici, erano focalizzati su casi di violenza domestica. Ma questa volta volevo concentrarmi sulla società israeliana, e sulla violenza che avviene al di fuori delle porte di casa». (...)