Ha 24 anni Perrine Tripier, giovane romanziera alla sua prima prova letteraria con “Le guerre preziose” (E/O Edizioni). Un bell’esordio, non c’è che dire, per la scrittura emotiva, fresca e brillante trattandosi, in questo caso, di una saga famigliare tutta inscenata nel solo, unico libro che leggerete. Vero che lo leggerete? E poi si sa che le saghe, tra annessi e connessi, son fatte di difficili ricami da tessere.
La trama, svolta in sole 156 pagine si divide nelle quattro stagioni dell’anno. Ogni stagione è articolata secondo la sua particolarità del clima, degli umori, con le gioie e i capricci dei viventi ne la Casa. Casa, protagonista occulta che induce i suoi abitanti a viverla anche secondo le sue caratteristiche che influenzano ciascuno dei personaggi, vivi nei primi anni, ma che, nel tempo, vanno a sbiadirsi; prima bambini, poi giovani, maturi e vecchi che se ne vanno altrove o che moriranno lasciando alla narrante ricordi, emozioni, ansie, dolori, piccole e gradi felicità. Perché la Casa vive.
La Casa fa vivere attraverso un suo modo di “essere” e stare, di avere, o non avere futuro? La Casa dà, la Casa toglie, insomma questa casa è La Casa. Perché “…ci sono luoghi che ti arpionano, avvolgono maglie intorno i tuoi sogni, regolano gli artigli quanto basta per farti creare, ma lasciandoti nella carne la piaga della loro presa. Ci sono porte il cui rumore…ci sono scale che vorremmo (tanto) salire…Questa è la Casa” descritta da Perrine immedesimandosi nella scena di un teatro sia all’aperto che al chiuso, tra i tanti oggetti, soggetti e sceneggiature.
“Lontano da Casa mi sono sempre sentita incompleta, come se mi mancasse qualcosa (nonostante il tutto e il tanto), come se una parte di me si fosse incrostata nei suoi muri”. Ma come vivranno la Casa i genitori, i fratelli, le sorelle, i nonni e una zia capricciosa liberal-chic? La narrante, ossessionata da una famiglia “dorata”, decide di passare tutta la vita nella Casa, che è quella dell’infanzia, di tante gioie per poi scendere in un labirinto senza uscita. Cosa resterà delle primavere, delle estati, degli autunni e degli inverni a una età matura, e poi in quella avanzata? Della famiglia e della Casa catalizzata? E fino a quando? Avverrà una decadenza, una distanza organica?