Come si diventa fascisti? In un ragazzo di 15 anni quale molla deve scattare per scaraventarlo, entusiasta, tra le braccia di un'ideologia mortifera come quella? Un bel romanzo in uscita da e/o, La parte sbagliata di Davide Coppo, tenta di dare una risposta a queste domande. Ettore, il protagonista, inizia il suo percorso da dove hanno cominciato tanti ragazzi come lui, anche in epoche diverse dalla sua (i primi anni duemila); comincia quindi aggirandosi in una confusa voglia di sapere e di informarsi, nel tentativo di sottrarsi allo spaesamento di una vita banale, in una famiglia normale, con un padre chiuso in se stesso e una madre premurosa e fin troppo vigile sulle scelte adolescenziali del figlio. È una famiglia tranquilla le cui regole però non bastano ad acquietare le inquietudini di Ettore, la sua ricerca di una identità che lo renda immediatamente riconoscibile agli altri oltre che a se stesso, inserendolo in uno spazio pubblico più vasto di quello, per lui troppo angusto, dell'ambito familiare. All'inizio ci sono quindi i libri, letture disordinate e confuse, affollate di figure come l'irlandese dell'IRA, Bobby Sands, che si lasciò morire di fame in carcere, o i palestinesi che lottavano con le pietre e i coltelli contro l'armatissimo esercito israeliano. Lo schema è quello solito, che si ritrova anche nei ragazzi di sinistra: si sta con i deboli contro i forti, con Davide contro Golia, con le vittime contro quelli che si ritengono i carnefici. Il passo successivo attraversa non più i libri ma il magma incandescente che fuoriesce da internet, dall'ossessiva presenza di tutto quello che la rete ti propone facendolo arrivare direttamente in camera tua. Sei un ragazzo, non hai gli strumenti per controllare quel flusso inarrestabile e, alla fine, ne vieni travolto. In rete trovi tutto quello di cui hai bisogno. E Ettore sa cosa cercare: una storia in cui sono ancora gli sconfitti quelli che a lui piacciono, i nazisti e i fascisti in guerra contro lo strapotere di americani e sovietici. I "vinti", insomma, i cui valori gli danno un orientamento, una bussola per districarsi nelle trappole di un'adolescenza in cui si mescolano amori colmi di tenerezza, ritmi scolastici implacabilmente scanditi da un tempo che sembra immobile, le difficoltà di intera. gire con gli altri, i compagni di classe soprattutto. (...)
Tutto il percorso di Ettore si svolge negli anni del liceo, a Milano, tra il 2001 e il 2005. Sono gli anni degli scontri a Genova per il G8, con i ragazzi, i vecchi, le donne e i bambini inermi picchiati dalla polizia e i black bloc liberi di sfasciare impunemente automobili e vetrine. Quelle manganellate allontanarono un'intera generazione dalla militanza politica: ma Ettore non se ne accorse. Quelli che subirono le violenze poliziesche erano le "zecche comuniste" che lui stava imparando ad odiare. Alla fine però si esaurì anche la sua militanza fascista; il suo ultimo gesto fu una coltellata a "testa di piscio", un ragazzo comunista, appunto. Poi, come se l'impegno politico fosse una febbre da cui guarire, se lo lasciò alle spalle, con una disarmante semplicità, facile, ci sembra, come prendere una compressa di Tachipirina. Posto di fronte a un ennesimo bivio, Ettore, questa volta, sceglie di non stare più "dalla parte sbagliata". Al contrario Giulio non smette («lui cercava una carriera, io cercavo una casa», dice Ettore), e probabilmente oggi siede nei banchi di chi governa questo paese.