«Perché si diventa fascisti, quando si è giovani così e tutto è ancora intero?». A chiederselo a posteriori è Ettore, cresciuto in una famiglia come tante: borghese, «rispettabile», culturalmente un po' pigra, restia a parlare di politica o di storia; una famiglia non particolarmente idealista, per la quale, però, l'antifascismo è un principio talmente indiscutibile da diventare un tabù al contrario, qualcosa di cui non ha senso parlare.
I genitori di Ettore, volendo generalizzare, sono un po' i genitori d'Italia, ed è sulla loro stupefatta impotenza nello scoprire le simpatie estremiste del figlio che monta la tensione di La parte sbagliata , romanzo d'esordio di Davide Coppo (Milano, 1986) per le Edizioni e/o. «Cosa ci trovavo, all'epoca? Me lo sono chiesto spesso anni dopo. Mi sono risposto: un senso di ordine, un senso di felicità, un senso di compiutezza. Tutto appariva funzionante, tutto sembrava andare nella stessa direzione. Mi pareva un mondo senza ripensamenti, senza dubbi né angosce. Un mondo senza spazio per i sensi di colpa». (...)
Di quella primavera, invece, La parte sbagliata racconta la prima fioritura. Passata attraverso la ripetitività dei programmi scolastici, il disincanto degli adulti, il qualunquismo delle compagnie, i rischi suadenti delle grandi città, la noia delle periferie... Qualcosa, a un certo punto del presente, deve aver reso sgradevole la ragionevolezza e fatto guadagnare punti al rifiuto della verità e all'imbarbarimento. Senza contare che da ragazzi siamo un terreno fertile per ogni tipo di furia, perché tra i 12 e i vent'anni non c'è parte che non sia sbagliata e cancello che non ci chiuda fuori, incattivendoci.
Insomma, questo buon romanzo è un po' una bella notizia e un po' il bengala di un fallimento nazionale: bella notizia perché arriva al momento giusto, tanto puntuale da spaccare il secondo. E poi è tenero, ben scritto, intelligente: un libro che merita ogni centimetro dello spazio che riuscirà a ricavarsi. Quanto al fallimento, tocca chiedersi se non sia il caso di aggiornare il tormentone «moriremo tutti democristiani» in «moriremo tutti incuriositi dal fascismo», giacché non abbiamo mai smesso di essergli limitrofi, e in qualche modo - con un atteggiamento di costante svalutazione del fenomeno - complici. Lunga vita a La parte sbagliata , quindi, sperando che sia un libro a suo modo definitivo, e che fra trent'anni non ne serva un erede.