(...) Tutti conoscono l’effetto delle ormai proverbiali madeleine proustiane: ritornare a un momento del passato grazie a un sapore legato a uno specifico ricordo. Naspini, in questo nuovo romanzo, prende questo spunto per imbastire una storia che legge alla lettera simili esperienze, e pertanto consente al protagonista di viaggiare nel tempo tramite il senso del gusto. L’idea è tanto semplice quanto divertente, e proietta il lettore all’interno di una vicenda unica nel proprio genere. Naspini però non è uno scrittore banale, non si lega soltanto a trame avvincenti consumandole con continui colpi di scena; Naspini, al contrario, sfrutta l’idea di base per ergere un’opera ben scritta, stilisticamente ben fatta ed emotivamente forte. Non cade però neppure nella trappola di scrivere un romanzo imperniato esclusivamente sul linguaggio o su sperimentalismi eccessivi; riesce perciò a tenersi su una via mediana tra le due, una strada che risulta letteraria ma non noiosa, e al contempo avvincente eppure non commerciale. Il suo è un testo che riesce perciò a conquistare e a coinvolgere, e che in conclusione si rivela come un’opera perfettamente compiuta sotto ogni punto di vista.