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Torna Elena Ferrante tra i segreti di Napoli

Autore: Paolo Mauri
Testata: La Repubblica
Data: 8 ottobre 2011

I romanzi di Elena Ferrante hanno in comune un elemento: vengono dal di dentro, storie sepolte che affiorano in superficie grazie alla scrittura e mantengono sulla pagina una sorta di forza sorgiva e insieme la solennità dell'atto dovuto che contagia il lettore e lo impressiona. Ora è la volta di una nuova storia napoletana, che promette di essere la prima di una serie. Si intitola L'amica geniale (edizioni e/o, pagg. 336, euro 19,50 uscirà il 26 ottobre) e comincia con una sparizione, quella della signora Lila Cerullo. Ad accorgersi della scomparsa è il figlio di lei, Rino, un quarantenne nullafacente e poco attento a quanto gli accade intorno. Infatti si rende conto che la madre non torna più a casa dopo ben quindici giorni e si decide a telefonare all'amica più cara di lei, Elena Greco, che però da molti anni vive a Torino. Elena, l'io narrante, capisce subito che la scomparsa di Lila è voluta e da tem- po se l'aspettava: invita il figlio a guardare nei suoi armadi e lui, con stupore, scopre che ha portato via tutto, fino all'ultimo spillo. Questa la premessa, il vuoto che induce Elena a mettersi al computer per ricostruire con calma (per tirar fuori dalla memoria lontana) la storia della sua amicizia con Lila, che ci riporta a Napoli, in un quartiere periferico e poverissimo, separato dal resto della città e dai suoi quartieri ricchi, come Little Italy lo era dalla New York benestante. Nell'Amore molesto (1992) Delia, che ormai lavora a Roma, torna a Napoli per indagare sulla madre morta annegata. E nei Giorni dell'abbandono(2002), Olga, la protagonista, è anche lei una napoletana che si è trasferita a Torino. E' come se la Ferrante coltivasse una storia primaria che si ritrova, opportunamente rinnovata, in molte sue storie. Siamo negli anni Cinquanta: Elena è figlia di un usciere comunale, Lila di un ciabattino. Si studiano per un po', giocando, dai lati opposti del cortile, poi faranno amicizia quando decidono di andare dall'uomo più temuto del quartiere, un vero orco delle favole, l'usuraio don Achille. Ci vanno per reclamare le loro bambole: pensano infatti che sia stato lui ad impadronirsene. Sulle scale dell'usuraio, impaurite ma insieme determinate, le due bambine si ritrovano mano nella mano ed è Lila a tendere per prima la sua. Nasce così un rapporto molto stretto, di amicizia e di competizione. Lila, in particolare, è una bambina aggressiva capace di assalire chiunque le attraversi la strada, ma insieme si rivelerà di intelligenza prontissima, anche se l'aggettivo "geniale" sarà proprio lei, Lila, ad usarlo a proposito di Elena. All'inizio del romanzo l'autrice ha voluto elencare le principali famiglie che compaiono nell'intreccio ed in effetti l'intreccio contempla l'intervento di molti personaggi. Non si tratta però di un romanzo corale, nel senso che tutto passa attraverso la memoria e la ricostruzione (stavo per dire la voce) di Elena, senza che nessun altro possa, per così dire, prendere la parola in maniera autonoma. Ne discende, per esempio, che i personaggi maschili, padri e figli, vecchi e giovani, sono un po' cristallizzati nel loro ruoli per come li vedono, appunto le due bambine e poi le due giovani donne, che si appropriano, e in particolar modo Lila, del mondo (del loro mondo) con una voluttà e una intensità che quasi stordisce. Napoli è quella di Lauro: nel quartiere dominano i fascisti e i monarchici, ma quando i ragazzi fanno a pugni per difendere l'onore delle ragazze sembrano eroi antichi che non cedono il passo a nessuno. Ci sarà anche un morto ammazzato, don Achille l'usuraio, ma le giovani generazioni cercheranno di superare gli attriti che dividevano i vecchi o almeno si illuderanno di poterlo fare. La storia di Lila e di Elena è una storia popolare nutrita di sogni, come certi fotoromanzi che le bambine leggono e sono sogni di successo, amore, ricchezza. Ai loro occhi anche i giovani, volgari e violenti, ma genuini, sono bellissimi Mi sono spesso sorpreso, leggendo, a pensare a Pasolini e ai suoi ragazzi delle borgate romane. Non ho invece pensato per nulla al mistero che avvolge Elena Ferrante: in fondo sappiamo moltissimo di lei dai suoi libri e comunque sappiamo quel che conta e quel che ci basta. C'è una lettura della vita, una filosofia implicita nei suoi romanzi e in quest'ultimo pieno di oggetti, negozi, colori, invenzioni. L'amica geniale è un libro che trabocca dall'anima come un'eruzione del Vesuvio. Si ferma al matrimonio di Lila, sedicenne, con il salumiere Stefano, figlio dell'usuraio don Achille. Per arrivare alla conclusione, che sta all'inizio del libro, mancano cinquant'anni esatti.