L’odio di un uomo perduto: “Ce l’ho con la terra, la vita, il mondo. Giuro che gli farò la pelle, al mondo, poi la tenderò su un telaio, la raschierò fino a toglierle l’ultima briciola di carne e la esporrò davanti a casa mia perché si sappia qual è la sorte di chi mi fa del male”.
Il canto dei lupi: “C’erano quei fiorellini argentei, non so più come si chiamano, quelli che nella notte brillano alla luce della luna, sembrano vermi lucidi e bianchi. In quei casi ti rendi conto che non sei mai solo, la vita pullula tutto intorno se soltanto ti soffermi a guardarla. Il lupo ha cantato a lungo e ho pensato che cantava bene”.
Un cacciatore per scelta: “Non ho il gusto del sangue animale, caccio perché serve carne per nutrirsi e pelli da vendere. Caccio per necessità. Caccio perché comunque l’ho scelto”.
È in libreria Eravamo lupi di Sandrine Collette (Edizioni E/O 2024, pp. 208, € 18,50 con traduzione dal francese di Alberto Bracci Testasecca).
Sandrine Collette divide il suo tempo tra la scrittura, l’insegnamento all’Universita di Paris-Nanterre e il suo allevamento di cavalli nella regione del Morvan. È autrice di Resta la polvere, Dopo l’onda, E sempre le foreste, con cui ha vinto il Grand Prix RTL Lire, il Prix de la Closerie des Lilas e il Prix du Livre France Bleu-PAGÈ des Libraires.
Quando Liam torna dalla caccia nei boschi di montagna, capisce che è successo qualcosa. suo figlio di cinque anni, Aru, non lo aspettava fuori casa. Nel cortile scopre le impronte di un orso. Accanto ad esse, sotto il corpo senza vita di sua moglie, trova suo figlio. Vivo.
Nel mezzo della sua esistenza in rovina, Liam è certo di una cosa. Questo mondo selvaggio non è un posto per un bambino. Deciso ad affidare il figlio a qualcuno che non sia lui, si prepara per un lungo viaggio al ritmo dei cavalli. Ma in questi abissi nessuno sa cosa può accadere, tantomeno un uomo colmo di rabbia e di dolore, accompagnato da un bambino terrorizzato.
L’uomo vissuto in grandi difficoltà ha il timore di badare a un figlio nella natura selvaggia: “Non ho studiato, colpa dei genitori che avevano bisogno di noi alla fattoria, e comunque a scuola insegnano tutte stronzate. Sono cresciuto ad alcol e bastonate, ma non voglio parlarne, è roba passata, e anche quel passato l’ho lasciato appena ho potuto per prendere la direzione dei boschi”.
Sulle orme di E sempre le foreste, Sandrine Collette immerge il suo lettore nel cuore di una natura tanto travolgente quanto indifferente all’uomo.
In queste pagine sublimi, l’autrice racconta di un padre e un figlio che superano il dolore del lutto e costruiscono un nuovo rapporto in un viaggio che accompagna la loro rinascita.