«Chiudo sempre gli occhi quando voglio ricordare. Lo faccio tutti i giorni, in ogni minuto di coscienza, credo. Con impazienza, quasi con violenza, mi sforzo di ricreare ogni stanza, ogni minimo angolo. Mi aggrappo ai dettagli, la forma degli interruttori, il rumore dei pomelli delle porte quando vengono girati, il sottile strato di polvere sulle lampadine gialle». Isidora è un'anziana signora arrivata da poco in una residenza per anziani, diversamente da tanti altri vecchi ospiti - spesso vittime passive di scelte dei familiari - si è trasferita nella casa di riposo di sua spontanea volontà, conscia di aver perso l'unica battaglia importante per cui aveva combattuto tutta la vita. L'obiettivo era vivere e morire sempre nello stesso luogo: l'amatissima casa di famiglia, l'imponente magione di campagna a cui pensa ossessivamente notte e giorno.
Questa struggente nostalgia è raccontata nel romanzo della francese Perrine Tripier, Le guerre preziose , un debutto sorprendente appena arrivato in libreria, per le edizioni e/o con l'ottima traduzione di Alberto Bracci Testasecca. Oltralpe il libro è stato pubblicato da Gallimard e in brevissimo tempo è diventato un caso. Infatti, l'autrice, neolaureata venticinquenne professoressa in un liceo di Rennes, è considerata la nuova enfant prodige della letteratura: la sua scrittura densa e poetica, costruita su sfumature nostalgiche e sensoriali è stata paragonata (prima dalla trasmissione radiofonica France Culture e poi da altri critici) addirittura a quella di Marcel Proust. Mentre competenza e sensibilità dimostrate, nonostante il grande divario generazionale, nel descrivere magistralmente la psicologia di un'anziana hanno stupito e provocato grande ammirazione, sia tra gli addetti ai lavori sia nel sempre più vasto pubblico dei lettori.
Nelle interviste Tripier appare come una ragazza brillante e un po' all'antica, davanti a chi le chiede da dove sia arrivata l'ispirazione per il romanzo, in cui racconta così bene un universo molto lontano dalle sue esperienze, parla della recente vendita della casa in campagna dei nonni, un grande dispiacere perché quel luogo era stato teatro della sua infanzia. Poi rivela dell'affiatamento con le persone «di una certa età» e della passione per il disegno e la pittura. Ingredienti che ha rielaborato nella stesura del testo che narra una saga di famiglia, costruita con solo quattro lunghi capitoli, uno per stagione, in cui si dipanano i pensieri della voce narrante. Metafora letteraria che ripercorre attraverso la natura e i vari cambiamenti metereologici, così evidenti in campagna, le varie stagioni della vita della sua protagonista, sempre stanziale nella grande dimora di famiglia. (...)