Mc Cash, ex poliziotto, il cervello annebbiato da troppe canne e da troppi bicchieri, un uomo ormai arrivato ad un binario morto della sua vita, dopo che la moglie lo ha lasciato e un occhio gli è partito da un colpo di mazza ricevuto sulla testa in un pub di Belfast, decide di puntarsi la sua .38 in faccia e porre fine alla sua esistenza e, mentre è concentrato sulla canna della pistola, suona il campanello.
E' il postino che gli consegna una raccomandata, scritta da Carole, una delle sue fiamme del passato, che senza mezzi termini lo prega di prendersi cura di sua figlia Alice, perché presto sarebbe morta di cancro. La bambina è' in affido presso una famiglia di Monfort-sur-Meu, un paesino della Francia. E questo è solo l'inizio di questo noir che ci porterà attraverso la Francia e il Marocco, in un turbinio di cadaveri e di un sottobosco della provincia, tranquilla solo all'apparenza.
"Diversamente dalla droga, un bambino può essere riutilizzato più volte."
Avevo appena cominciato a leggere il romanzo, e subito mi sono accorta di quanto sia stato scritto come piace a me. Innanzitutto, perché è un noir di nome, anzi, di copertina, e di fatto. A cominciare da Mc Cash, un uomo che ha vissuto l'epoca dei Clash e del suo cantante, Joe Strummer, come un periodo di rivoluzione culturale e sociale, attraverso una musica rock di "un'epoca in cui l'utopia non si riassumeva nel sopravvivere all'imminente catastrofe ecologica e sanitaria". Un ex poliziotto, cupo e aggressivo quando i dolori allucinanti della protesi all'occhio gli perforano il cervello, con una durata dai 5 minuti alle 10 ore. In quei casi, si barrica in casa con le persiane abbassate, cattivo più che mai. Ha un suo stile e un suo carattere, comunque, e le donne ne sono affascinate da un lato, ma spaventate dall'aspetto del suo volto. Ma come molti scorbutici, la sua è una facciata di solitudine e di desolazione. In sole 176 pagine, Férey riesce a trasmettere quella sensazione necessaria in un noir, quel sottofondo di disperazione, che mi hanno ricordato André Héléna o Jean Claude Izzo. La vita vissuta inutilmente, senza futuro, con la consapevolezza che basterebbe il clic di un grilletto, per finirla lì.
La trama è fatta anche di azione e di suspence, nel momento in cui viene ritrovato il cadavere di una bambina, sulla riva di un ruscello, con ancora il cappottino addosso e il passamontagna che le copre la testa. Ed è lì che si scatena il fiuto di Mc Cash, perché non basta essere ex poliziotti per dimenticarsi il mestiere. Una storia a tratti anche tenera, in cui un trio sgangherato, un guercio Mc Cash, un'orfanella e un cane randagio, sembrano quasi formare una famiglia. La trama conduce per mano attraverso una rete di luoghi comuni, che vengono sfatati in un batter d'occhio. Avrei voluto che il romanzo fosse più lungo, sinceramente, anche se forse avrebbe perso parte del suo fascino. Complimenti davvero a Férey, assolutamente da leggere.