Asmaa Alghoul potrebbe dire: «Io ve l'avevo detto». Questa giornalista, nata a Rafah (in un campo profughi) nel 1987, cresciuta nella striscia di Gaza (ma dal 2016 vive in esilio in Francia), aveva pubblicato un libro, che è la storia della sua vita e insieme della sua terra, amata e odiata. Uscito in francese proprio nel 2016, viene proposto ora in Italia da e/o e non è mai troppo tardi, perché La ribelle di Gaza racconta, assieme alla vita di Asmaa, il cambiamento della società di Gaza. Si capisce molto meglio quello che è successo il 7 ottobre scorso e le atrocità successive. Forse c'era poco da sorprendersi. Asmaa è musulmana e si riAsmaa Alghoul è nata nel 1982 a Rafah, in un campo profughi palestinese nel sud della striscia di Gaza. Scrive per Al-Monitor, un sito di informazione specializzato nell'attualità del Medio Oriente. Sélim Nassib è nato e cresciuto a Beirut in una famiglia ebraica di origine siriana. È stato inviato speciale di Libération durante la guerra del Libano. Ha scritto "Ti ho amata per la tua voce", "L'amante palestinese" e i racconti "Una sera qualsiasi a Beirut", tutti edizioni e/o fiuta di mettersi il velo: rigetta l'islam oscurantista che Hamas fa regnare su Gaza. Talvolta sostenuta, altre minacciata di morte, trasgredisce ogni divieto e diventa giornalista (lo è ancora, lavora per Al Monitor , sito specializzato sull'attualità del Medio Oriente). Quando ancora era a Gaza, con i suoi articoli se la prendeva con tutti: con le violenze di Israele e di Hamas, la corruzione di al Fatah (lo storico movimento di Arafat), al potere in Cisgiordania. Ha conosciuto la paura degli israeliani (le incursioni violente dei soldati di Tsahal a casa sua e i bombardamenti), le prime Intifada, tre guerre (fino a quella del 2014: le racconta tutte nel libro) e il tentativo di rivolta, sulla scia della Primavera araba. Ha conosciuto l'islamizzazione della società, ripiegata su sé stessa a causa del blocco israeliano. «Da bambini - scrive - giocavamo molto ad "arabi ed ebrei". Gli uni si nascondevano, gli altri li cercavano. In genere i maschi facevano gli ebrei e noi femmine gli arabi, perché gli ebrei sono più forti e più brutali. Nessuno ragionava su cosa volesse dire, non facevamo politica, l'importante era divertirci». (...)