(...) Il romanzo di Emanuela Anechoum, calabrese con sangue marocchino nelle vene per parte di padre, affronta con sapienza diversi temi di scottante attualità: la doppia identità, lo sradicamento, il con trasto religioso. Mina vive nel mito del padre che però è un uomo misterioso, sfuggente. «È una persona ambigua. Il rapporto tra loro è buono perché non entrano mai nella sostanza scura delle cose, sono due manipolatori. Lei evita perché sa che più ci si conosce e più ci si disincanta. Per mantenere l'incanto meglio evitare l'intimità». Mina ripercorre trent'anni dopo la scelta del padre: lascia il suo paese, si sradica. «Appartengo a una generazione cresciuta sapendo che se ne sarebbe andata. Conto sulle dita di una mano gli amici che sono rimasti a Reggio Calabria. Io ho fatto l'università a Milano, poi sono andata a lavorare a Londra e adesso vivo a Roma. E come i miei amici ogni volta che ritorno a casa torno ad essere la versione precedente di me stessa. Una diciottenne». (...)