Di Sandrine Collette, 54 anni, sappiamo che vive in campagna e che ama molto i cavalli. Scrittrice assidua e originale, fortemente interessata alla natura e alla sua difesa, è pubblicata in Italia da e/o: Resta la polvere , Dopo l'onda , E sempre le Foreste , e ora Eravamo lupi (traduzione di Alberto Bracci Testasecca) che affronta in modo originale e appassionato un argomento raramente toccato direttamente dalla letteratura recente, ma talvolta dal cinema di ieri: quello dei figli non amati, perché la loro nascita ha comportato la morte della madre. Capita a molti, prima o poi, di conoscere persone che venendo al mondo hanno in qualche modo provocato la morte della loro madre; e capita anche di conoscere dei padri che, di conseguenza, non amano il figlio o la figlia che li ha privati di un amore e di un conforto primari ed essenziali. In una chiave fantastica, questo è un argomento da fiaba, quello di un padre che sa di orco e di un figlio che sa di Pollicino. In chiave di melodramma, questa origine incide in modo indelebile sulla serenità del figlio o figlia non amati, e di padri che li considerano responsabili del loro dolore. La riconciliazione è difficile. (...) Sandrine Collette abbandona in questo romanzo i toni più forti dei precedenti, più drammatici e, nella scrittura, legati a modelli molto alti e difficili, al punto che molti critici hanno voluto paragonarla a quella di un Faulkner (e c'è perfino, indietro, del grand-guignol ...), e sembra piuttosto riscoprire una certa vena favolistica che può far pensare a Carrère. E questo padre un po' orco e questo figlio un po' Pollicino ci sembrano più convincenti e vicini, mentre è ancora alta e convincente la descrizione della natura. E se nei suoi romanzi avvertiamo qualche eco sia di una certa fantascienza che della favolistica antica va tutto a sua lode: una scrittrice pienamente di oggi, che sa muoversi tra nuove e antiche preoccupazioni, tra nuovi timori e nuove (antiche) speranze.