Non è sempre facile dire quale sia l'elemento che più di altri renda un romanzo, ancor di più se è un esordio, un'opera ben riuscita. Nel caso di Le guerre preziose di Perrine Tripier, giovane insegnante di un liceo di Rennes, a colpire è senz'altro la scrittura, la maturità stilistica, la forza delle immagini che sa evocare con le sue parole e che difficilmente si riscontra in una autrice alle "prime armi". Senza fermarsi a un memoire puramente nostalgico, Tripier riesce a farci compiere un viaggio nel tempo attraverso i ricordi dell'anziana Isadora Aberfletch - la nostalgia c'entra e come, ma non scade mai nel manierismo - che ormai trascorre le sue giornate in una casa di riposo dove vive da un anno, dopo aver lasciato la residenza di famiglia nella quale ha trascorso la sua intera vita e alla quale sono legate le sue esperienze più belle. Ma anche quelle da dimenticare. La storia di questa saga familiare e di questo amore che a tratti sembra "irragionevole" per un luogo, si dipana attraverso il racconto delle vicende dei tanti caratteri che appaiono e scompaiono pagina dopo pagina. Sono storie delicate e amare, adagiate lungo il filo del tempo, che assecondano l'incedere delle quattro stagioni. Proprio il tempo - anzi, il suo consumarsi -, diventa la cornice per i ricordi della protagonista ma anche una metafora azzeccata per rappresentare quell'inevitabile processo di trasformazione (di deterioramento), al quale sono sottoposte tutte le cose; persone e affetti inclusi. (...)