I libri sul lutto occupano un intero scaffale della mia libreria; romanzi, memorie, poesia, saggi, persino fumetti. Fino a un certo momento della mia vita li consideravo un genere letterario a sé, che aveva prodotto opere capitali, memorabili, nato con la nascita stessa della letteratura. Poi quei libri si sono animati, com e sotto l'effetto di un incantamento, o di un maleficio, e sono diventati talismani, ricettari di sventura, specchi magici nei quali riflettersi, manuali per non impazzire. È successo quando ho anch'io incrociato il passo con la morte. La morte imprevista, inattesa e brutale, che ancor prima del dolore provoca terrore, paura. «Nessuno mi aveva detto che il dolore assomiglia tanto alla paura» sono le prime parole di Diario di un dolore, nel quale C.S. Lewis racconta le sue reazioni alla morte della moglie. Nessuno ti dice cosa vuol dire parlare al telefono con l'uomo che ami e scoprire che due ore dopo quell'uomo non c'è più, non si trova più in nessun luogo della terra perché è morto. Ecco, i libri sul lutto te lo dicono. (...)