«Non andiamo più in chiesa una volta alla settimana; partecipiamo a un concerto allo stadio una volta all'anno». Sono idee che evocano quelle del filosofo Byung Chul-han e ricordano ciò che scrive lo storico Fabrizio Andreella in Vidas Amuebladas sulla trascendenza che «oggi si è polverizzata in ambizioni personali solipsistiche e mondane, come la celebrità, il denaro, il sesso e il potere». Questo romanzo così originale scava con poesia e coraggio tra questi concetti, partendo da un fenomeno come il K-pop, i cui fan adorano lo schermo come fosse un nuovo tempio, persi nella ricerca della ierofania, una manifestazione del sacro frammentato nel profano. Ciò che brilla in queste 170 pagine tradotte con freschezza da Tiziana Lo Porto è l'indagine sull'ossessione, la solitudine e la nevrosi dell'originalità, in un cammino attraverso un labirinto di sentimenti e visioni che porta non a un mostro né a un dio, ma di fronte a uno specchio. (...)
