La cosa che più ha toccato lo scrittore e drammaturgo francese Eric-Emmanuel Schmitt nel suo viaggio in Terra Santa è stata l'arrivo a Gerusalemme, dove «ho incontrato l'incomprensibile» dice alla presentazione ieri sera a pordenonelegge del suo libro appena pubblicato "La sfida di Gerusalemme" edito da E/O in collaborazione con la Libreria editrice Vaticana. Perché il Vaticano c'entra in questo viaggio e in questo libro. La proposta, infatti, è arrivata a Schmitt dal Vaticano: gli si chiedeva di fare un viaggio in Terra Santa e di scrivere un diario. «Ho accettato di fare il viaggio racconta ma sul libro ho glissato: vedremo, ho risposto». E così ha trascorso un mese tra Betlemme, Nazareth, la Galilea, Gerusalemme, scrivendo poi un vero e proprio itinerario tra i dubbi della ragione e le aperture della fede che quei luoghi suscitano. È un libro originale, arricchito da una lettera di papa Francesco all'autore, nel quale non si devono cercare itinerari o una semplice cronaca di viaggio, trovando invece un diario intimo fatto di sensazioni, cambiamenti, scoperte, adesioni. A cosa? «A una pratica religiosa che non conoscevo. Certo, da una condizione di non-credente ero già arrivato a un credo e a quello cristiano, ma la mia era una religione di testa, non di pratica religiosa. Il viaggio l'ho fatto con un gruppo di pellegrini francesi molto pii: il loro esempio mi ha spinto a seguirli nelle loro pratiche e vi ho aderito anch'io, capendo l'importanza della fede vissuta». (...)