«La bravura di Mbougar Sarr sta nell' evitare il cliché di un romanzo umanista "di sinistra", che si occupa di dipingere la vicenda divisa tra il bene da un lato (Ong, associazioni e politici di sinistra) e il male (attivisti fascisti, commercianti razzisti, delinquenti) dall'altro. Al contrario, riesce a esprimere per ogni personaggio, attraverso le mille sfaccettature che lo compongono, la propria visione del mondo e il proprio atteggiamento socio-culturale nei confronti di questi uomini "sputati" dal mare sulla propria terra. Perfino i migranti non sono dipinti come migliori o peggiori degli altri; anche tra di loro c'è violenza, candore, virilità, egoismo e ingratitudine. Un romanzo complesso, che invita alla riflessione, al dibattito, sia sulla società, ma anche più profondo, di natura quasi ontologica, che invita a definire in cosa consiste l'umanità. Questa l'ambizione che si propone Il silenzio del coro: trattare con completezza le luci e le ombre della migrazione».
