Le donne del ’68 sono state tante, anche se spesso non ci si ricorda di loro. Alcune hanno segnato il movimento studentesco, quello femminista oppure l’extra-parlamentarismo più estremo. Molte altre sono state ragazze comuni, non menzionate nelle cronache, che in quegli anni hanno formato la loro personalità tra un libretto rosso e una festa con gli amici, tra molotov e bigodini. È proprio questo, Molotov e bigodini (Edizioni E/O, 2023), il titolo del romanzo di Amedea Pennacchi recentemente pubblicato. (...)
Si tratta, in breve, di un romanzo di formazione. Seguiamo la vita di Alice, che da adolescente diviene donna in anni turbolenti e contraddittori.
Un aspetto interessante è dato dal fatto che nonostante Alice abbia (perlomeno in teoria) delle certezze granitiche, dogmatiche, non cessa mai di cercare il proprio posto nel mondo. Forse in fondo sa che quella rivoluzione non giungerà mai. O forse sa che la sua felicità non può discendere unicamente dal trionfo dei suoi ideali.
Alice è una ragazza degli anni Settanta, certo, ma è prima di ogni altra cosa una donna in divenire. “Il personale è politico”, si diceva all’epoca; ma in questo libro il personale è innanzitutto interiore e la politica, seppur importante, non rappresenta la salvezza, proprio perché per Alice non diventa mai pienamente un dogma.