Lo scrittore e giornalista genovese presenta ‘Il torto’: “Ho sentito l’esigenza dopo la morte del serial killer di riprendere in mano tutte le carte”
“Quando Donato Bilancia seminava morti in giro per la Liguria, io ero caporedattore della redazione genovese de ‘Il Giornale’ e seguii il caso. Lo feci per sei mesi, senza sapere che fosse un unico assassino a fare tanti morti, d’altronde non lo sapevano neppure gli investigatori incaricati delle indagini. Poi, dopo la sua cattura, gli feci visita al carcere di Chiavari, alle Case rosse. Ricordo che stava in un angolo, fissava un crocifisso, continuava a fumare e disse solo: ‘Ma che ci faccio qui, in mezzo a tanti delinquenti?’. Perché sì, Donato Bilancia non si sentiva un criminale”.
A raccontarlo oggi, oggi che uno dei più spietati e sanguinari serial killer della storia italiana non c’è più, è lo scrittore e giornalista genovese (vive a Pegli, quando non soggiorna a Milano o altrove per motivi di lavoro) Carlo Piano, che su Donato Bilancia ha da poco pubblicato un libro, edito dai romani di e/o: s’intitola ‘Il torto’ e viene presentato in vari incontri in Liguria e non solo.
“Quando ho saputo che è morto, poco prima del Natale del 2020, mi è tornato tutto in mente. Erano passati vent’anni e mi ero dimenticato di Donato Bilancia, ma ho sentito l’esigenza di riprendere in mano tutto e di mettermi a scrivere. Dovevo come esorcizzare Donato Bilancia”.
Carlo Piano, che per edizioni e/o è stato già autore del bel romanzo ‘Il cantiere di Berto’, ambientato sullo sfondo della costruzione del nuovo ponte San Giorgio (di cui suo papà Renzo è il progettista), lo ha fatto in 265 pagine dense, intense, piene di particolari su Donato Bilancia, sull’iter processuale, sulla persona, sul personaggio, su uno spaccato comunque particolare e mai dimenticato delle cronache nazionali, così tanto legato alla nostra terra.