(...) Ho letto con grande piacere il romanzo autobiografico di Amedea Pennacchi Molotov e bigodini (edizioni e/o), latinese e sorella minore di Antonio. Ma anche per un altro motivo, e questo napoletano, perché Amedea visse e militò a Napoli (in Lotta continua) negli anni Settanta, e vi era la compagna di un ardimentoso liderino salito dalla Sicilia. Con grande senso dello humour, Amedea evoca magnificamente un'età felice della città, tra le due grandi fabbriche di Bagnoli e Pomigliano, tra gli extraparlamentari e il Pci, tra la Mensa Bambini Proletari e le lotte contro il carovita, nel fermento nuovo dei vicoli (quel sottoproletariato che in molti imparammo a chiamare, sulla scia di Fabrizia Ramondino e del «Coordinamento campano», proletariato marginale).
