A SUOR ANNE, religiosa delle Figlie della Carità a Parigi, una consorella predice che le apparirà la Vergine, in Bretagna. La giovane monaca viene così spedita in missione alla punta estrema di Finistère, sull'isola di Batz, sferzata dai venti e dalle mareggiate, dove la natura plasma i caratteri degli abitanti sospesi tra l'iso la e il continente. La profezia si avvera, ma non sarà suor Anne ad avere l'apparizione, ma un adolescente per nulla religioso, in lutto per la morte della madre. Di ritorno a casa, un bel giorno Isaac si pianta sul ciglio della scogliera e comincia a fissare il cielo. Gli basta dire: «Vedo», senza specificare cosa, perché gli altri pensino che sia un veggente. «Isaac ha visto la Vergine!», la voce scom bussola la piccola comunità e corre. Raggiunge il continente, attira folle eccitate e immemori che la Vergine in genere appare per precedere una catastrofe. La scrittrice francese Victoria Mas, classe 1987, costruisce una sto ria viscerale e fortemente evocativa con cui spera di replicare il successo del pluripremiato esordio: Il Ballo delle pazze , adattato al cinema e in un fu metto. Isaac non dice che cosa vede, eppure il suo restare pietrificato a guardare il cielo basta per scatenare la follia collettiva. «Durante la maggior parte delle apparizioni mariane, la semplice parola di un veggente è sufficiente per convincere le folle. I pastorelli di Fatima, come Bernadette Soubirous a Lourdes, riferiscono semplicemente che appare "una bella Signora". Per crederci, alla folla basta che sia una sola persona ad avere la visione». (...)