Dostoevskij sosteneva che la verità non è mai verosimile e va quindi corretta con la menzogna. Così si legge a pag. 169 di L’armonia dei frutti bacati, il nuovo romanzo di Roberto Tiraboschi, edito da e/o.
Il consiglio del grande russo viene seguito alla lettera dall’autore misterioso del racconto Un pergolato di glicine bianco, che è la prima delle tre parti in cui è diviso il libro di Tiraboschi. La seconda è dedicata al lockdown (magistralmente!) e la terza… Ma scopritelo voi, magari leggendo in loco, a Milano, seduti in un pub dalle parti dell’Arco della Pace, o più borghesemente, al Biffi in zona Magenta, e incontrando i tre irrequieti protagonisti della storia, che nella metropoli si giocano vita, lavoro e amore – Milano, camminata in lungo e in largo, è il quarto protagonista, la giusta quinta per le loro fatiche.
(...) Sono tutti solidi titoli, quelli di Tiraboschi, ma ammetto un debole per questo L’armonia dei frutti bacati, romanzo di suspense esistenziale che, giocando tutto sul labile confine tra essere e apparire, può permettersi di farci trovare su un comodino una copia de La trilogia di New York di Paul Auster.