A metà strada tra invenzione letteraria e speculazione filosofica, il libro racconta la rinascita digitale di Julien Libérat e il suo tentativo di costruirsi un’esistenza degna di questo nome lontano, o meglio «altrove», rispetto alla sua vita materiale.
Anche senza ricorrere all’immagine brutale evocata ne La macchina del tempo di H. G. Wells di un futuro dominato dallo scontro tra due tipi umani altrettanto inquietanti, gli Eloi, infantili e stupidi, e i Morlocchi che allevano consapevolmente i primi per cibarsene, il tema – e la critica – di un progresso destinato a trasformarsi in distopia attraversa gran parte della narrativa che guarda al futuro partendo dalle storture del presente. O immaginando, come fanno con esiti diversi ma eguale maestria Philip K. Dick e J. G. Ballard, che le contraddizioni in cui è immersa la società conoscano un epilogo drammatico.
IL RAPPORTO con quella che un tempo di sarebbe definita sbrigativamente «tecnologia» e che ora è parte integrante non solo del nostro stile di vita ma anche del nostro modo di pensare e pensarci, ha acquisito in tale prospettiva un spazio spesso dominante. Tra le molte riflessioni sull’argomento si segnala il romanzo di Nathan Devers L’antimondo (e/o, traduzione di Giuseppe Giovanni Allegri, pp. 252, euro 18,50) che racconta di come un musicista trentenne immagini di uscire dalla crisi che lo tormenta «entrando» in un mondo parallelo e virtuale che gli consenta di giocarsi una seconda chance con la vita.
A metà strada tra invenzione letteraria e speculazione filosofica – l’autore, 25enne laureato dell’Ecole Normale Supérieure è docente di filosofia e già autore di un romanzo e del saggio Généalogie de la religion che indaga come da un fondamento spirituale si possa erigere una struttura sociale articolata intorno al sacro -, il libro racconta la rinascita digitale di Julien Libérat e il suo tentativo di costruirsi un’esistenza degna di questo nome lontano, o meglio «altrove», rispetto alla sua vita materiale. Quasi una versione nel segno della realtà virtuale del drammatico Diario di Edith di Patricia Highsmith. (...)