Il leader del Cremlino, come spiega lo scrittore e giornalista russo, non ha la maggior parte del consenso ma il popolo ha paura. I cittadini “quando ogni giorno vedono in tv che tutto il paese pensa come putin non possono contrapporsi all’opinione della Russia anche se falsa e inventata dalla propaganda”
Un anno fa il mondo scopriva gli orrori di Bucha. Valerij Panjuskin è uno scrittore e giornalista di Novaia Gazeta. Da alcuni mesi ha lasciato la Russia e a Sky TG24 Live In Napoli parla dell’arresto del giornalista del Wall Street Journal avvenuta a Mosca. “A quanto pare - afferma l’autore - Putin ha deciso di arrestare tutti. Uno che leggeva sul telefono un giornale proibito, il padre di una ragazzina che ha fatto un disegno pacifista. Non mi suona strano che abbiano arrestato anche un giornalista”.
Il giornalista: "Opinione russi condizionata da propaganda"
Questa guerra non sarà dimenticata anche perché la copertura mediatica che sta suscitando non ha precedenti. “Io penso che questa sia la prima guerra nella storia assolutamente documentata. Ci sono i social, ognuno ha un cellulare in tasca e abbiamo ogni giorno di questa guerra documentato dappertutto e non lo dimenticheremo mai”. Panjuskin commenta poi l'incriminazione di Putin da parte della Corte penale internazionale definendola un "simbolo". “Non penso che sarà davvero arrestato - spiega - ma penso sia un simbolo importante per l’Europa perché poi nessuno potrà discutere con Putin il prezzo del gas. Finché è vivo non c’è un’alternativa a lui. Putin non ha la maggior parte del consenso ma i russi hanno paura. E c’è anche un effetto post sovietico per il quale la maggior parte del popolo russo non sa vivere da solo, vogliono sentirsi parte di qualcosa di grande e quando ogni giorno vedono in tv che tutto il paese pensa come putin non possono contrapporsi all’opinione della Russia anche se falsa e inventata dalla propaganda”.