“L’osso del cuore” è il romanzo di esordio di Valentina Santini, scrittrice toscana già nota per numerosi racconti pubblicati in riviste destando interesse e curiosità per stile e abilità narrativa.
La sua opera prima è un noir distopico, ambientato in Italia nel 1976 durante una dittatura crudele che ricorda, per modi e ferocia, i golpe sudamericani degli anni 70.
L’autrice, attraverso una storia d’amore viscerale e complessa, tratteggia così l’impatto del regime militare dai connotati nazisti sulla vita delle persone e sulle relazioni. Niente è risparmiato al lettore: in modo minuzioso vengono descritte torture, soprusi e azioni inimmaginabili dove all’annientamento del corpo corrisponde quello delle anime. Siamo in Toscana, in un lager chiamato Casa Libertà.
I personaggi sono pungenti e dilaniati, suscitano nel lettore emozioni forti e conturbanti. Asma, Esodo, Nazzareno, Laura sono i protagonisti intorno a cui ruota la trama: imperfetti, annientati, nella ricerca costante di salvarsi la vita malgrado tutto.
Lo stile di Valentina è determinato, spezzato, acuto: una scelta coraggiosa perché rende la lettura più complessa, optando così per una forma più adatta alla materia narrata.
Eppure, in questo romanzo non facile, prevale la vicinanza del vero: le barbarie, la perdita di umanità, il dolore, il dubbio sulla sanità mentale è qualcosa che supera la migliore distopia per riflettere senza deformazioni il clima dei nostri tempi.
Valentina Santini sa padroneggiare bene le tecniche narrative e, senza temere l’impatto disturbante sul lettore, riesce a trascinarlo nelle profondità più remote e crudeli, frammentando certezze e schemi.
Un romanzo coraggioso, dove l’autorialità prevale spiazzante per stile, originalità, attenzione agli abissi più assurdi e verosimili dell’umanità.