È stata tante donne rimanendo se stessa. È stata Marija Ignatievna Zakrevskaja, Mrs. Benckendorff, la Baronessa Budberg e poi Marydear, Baby...È stata la musa di Maxim Gorky e Herbert George Wells. Per la storia e per la leggenda è stata semplicemente Mura. Alexandra Lapierre , figlia di Dominique, racconta la storia di questa donna incredibile in un'avvincente biografia romanzata La donna dalle cinque vite ( edizioni e/o, pp. 712, euro 25 ). Per tre anni l'autrice è andata nelle biblioteche del mondo intero sulle orme della sua eroina calandosi nelle contraddizioni del personaggio per tratteggiare un magnifico ritratto di donna, ma allo stesso tempo ci ha consegnato una quantità di figure appassionanti. Mura cresce nei fasti dell'aristocrazia, a diciott'anni si sposa con un nobile estone diplomatico a Berlino. È bella, giovane, colta, oltre il russo parla inglese, tedesco e francese. Diventa subito una star dell'alta società internazionale, allaccia rapporti con tutti, frequenta le ambasciate e trascorre le estati nel castello di famiglia in Ucraina o in quello del marito in Estonia. Poi, nel 1917, scoppia la rivoluzione russa. Mura ha ventiquattro anni. Di colpo il suo mondo si trasforma. La Russia di Lenin non è quella dello zar, i nobili sono perseguitati e costretti alla fuga. Gli eventi si susseguono in maniera turbinosa. Mura finisce tre volte nel terribile carcere della Lubjanka e tre volte se la cava. L'Occidente la accusa di essere una spia dei russi e i russi di essere una spia al soldo dell'Occidente, un marchio che la segnerà per tutta la sua lunga vita. E poi ci sono tre grandi storie d'amore: la lunga relazione con Gor'kij, la grande passione di un agente segreto britannico, l'unione con H.G. Wells. Alla fine ci si chiede come possa una vita sola contenerne così tante.