«Scommetto su Zelensky che politicamente ha l'avvenire davanti a lui, mentre Putin è in un'impasse, condannato a ripetere lo stesso discorso, in un'evocazione ossessiva e paranoica del fantasma della seconda guerra mondiale». Michel Eltchaninoff dà la sua diagnosi su che cosa è avvenuto nella testa del capo del Cremlino in quest'anno di guerra. Parigino di origini russe, caporedattore di Philosophie Magazine, nel 2015 Eltchaninoff ha pubblicato un libro sorprendente, «Dans la tête de Poutine», (uscito l'anno scorso in Italia con l'editore e/o) che se fosse stato letto con attenzione nelle cancellerie europee non ci saremmo sorpresi un anno fa quando i carri armati russi hanno attraverso il confine ucraino.
Monsieur Eltchaninoff, dopo un anno di guerra, cosa c'è nella testa di Putin? «Il discorso di martedì mi ha ricordato un po' Breznev, ha cercato di spiegare che il Paese va molto bene, le sanzioni sono state inefficaci, che il nemico è l'Occidente. Ha usato formule di vecchia pedagogia sovietica, ripetendo più volte: tutto funziona secondo il piano. Un discorso sovietico, senza legami con la realtà». (...)