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La ballata di Mila

Autore: Alessandro Baratti
Testata: cinemadadenuncia.splinder.com
Data: 23 settembre 2011

Nordest, fine gennaio, i giorni della merla. Si scatena la guerra all'ultimo sangue tra il clan locale dei Pagnan, retto dall'untuoso capofamiglia Rossano, e la gang cinese dei Pugnali Parlanti signoreggiata da Guo Xiaoping, importante membro della feroce Triade hongkonghese 14K. Ad accendere la miccia un tradimento: quello di un uomo di fiducia di Pagnan, Ottorino Longhin, passato come killer al soldo del nemico. Ma a reggere le fila della lotta criminale per la supremazia sul territorio è Mila: dreadlock rossi, occhi verdi, un corpo forgiato da anni di allenamento e consacrato alle arti del combattimento. Una macchina letale che ha un vecchio conto in sospeso con Rossano Pagnan e i suoi sgherri: dodici anni prima le hanno ucciso il padre sotto gli occhi e poi l'hanno stuprata. Mila ha un solo obiettivo, vendetta.

Preceduto da una citazione del Mattino di Padova del 19 ottobre 2010 (l'allarme lanciato dal procuratore di Venezia sulla forte pericolosità della mafia cinese a Padova), La ballata di Mila scatta dai blocchi con un folgorante capitolo zero, un inizio in medias res che sguaina un crudele regolamento di conti del racket cinese. Già in questo antipasto di violenza gelida e spietata, Matteo Strukul mostra di che pasta è fatto il suo noir: concentrato sulle percezioni dei personaggi, implacabile nella scansione degli avvenimenti e minuzioso nella descrizione del contesto in cui è immersa la vicenda. Dallo scatolame che affolla gli scaffali dei minimarket cinesi ai vecchi casolari disseminati nei campi della Bassa, passando per l’armamentario che guizza nelle sparatorie e nei corpo a corpo conditi da tecniche di arti marziali. Noir prosciugato da ogni orpello ma mai lacunoso o reticente.

Dopo i romanzi di Massimo Carlotto (il ciclo dell'Alligatore, Arrivederci amore, ciao, L'oscura immensità della morte e, soprattutto, l'eponimo Nordest scritto con Marco Videtta) era dato ipotizzare che il noir nordestino avesse già sparato tutte le sue cartucce. Invece arriva Strukul, già responsabile dell'ufficio stampa di Meridiano Zero, e ci trancia l'ipotesi a fendenti di katana. Poi, non sazio di averla mutilata, la bersaglia con un fucile di precisione e la crivella a colpi di Colt .45. Artefice della carneficina è l'interposta Mila, protagonista di una ballata che ha le movenze di una danza macabra, la precisione controllata delle arti marziali e il sapore di una sfida western. Personificazione femminile di una vendetta nutrita da una radicata "forza della Furia" che impone la regola dell'occhio per occhio. E un senso della giustizia ormai irreparabilmente dissociato dalla legge civile: "Io godrò del male che saprò infliggere a coloro che hanno commesso il male".

Nel gelido territorio invernale del padovano si consuma così una punizione esemplare che si abbatte con immutata ferocia sui vecchi e nuovi criminali del Nordest. Adottando i loro stessi metodi: l'inganno, l'astuzia, la brutalità. E aggiungendone di nuovi, come l'accorgimento di riprendere le azioni più spettacolari con occhiali muniti di microtelecamere inserite nella montatura. Per poi ricavarne un filmato dalla destinazione segretamente promettente: l'ultima, fantomatica frontiera della sicurezza internazionale. Senza mai perdere il polso della situazione, La ballata di Mila si insinua agilmente tra scenari banditeschi provinciali (il volgare clan Pagnan) e ramificate organizzazioni internazionali (la gang dei Pugnali Parlanti, costola della Triade 14K), tracciando una mappa criminale di assoluta credibilità e cristallina leggibilità. Ma non sacrificando il disegno dei personaggi, ai quali è offerto in numerosi frangenti il beneficio della riflessione e dell'incursione nel chiuso della propria coscienza (le ponderate analisi di Guo, le rabbiose ruminazioni di Rossano).

Terza persona in presa diretta soggettivamente lacerata dalle pagine diaristiche di Mila, la scrittura di Strukul gronda suggestioni eterogenee che si condensano in uno stile tagliente e scorrevole ma anche suscettibile di dispiegarsi in prosa distesa. Tagli cinematografici (i particolari dell'incipit), progressioni da cronaca sportiva (la corsa al trotto alle Padovanelle), onomatopee fumettistiche (i "chunk!" e i "bang!" degli spari), strascichi pulp intrisi di cinefilia (le teste dei due cinesi portate nel sacco di juta macchiato di sangue alla Voglio la testa di Garcia), parentesi epistolari (le memorie di Mila indirizzate al magistrato Chiara Berton) e digressioni storiche (il racconto sulla nascita delle Triadi di Guo) variano continuamente la velocità di esposizione, impedendo al dettato narrativo di adagiarsi nella monotonia e sollecitando la partecipazione del lettore. Primo titolo della Collezione Sabot/age della casa editrice e/o (Collezione curata proprio da Carlotto e diretta da Colomba Rossi), La ballata di Mila ci consegna una superba opera prima, una trionfante Totentanz in latex nero e dread scarlatti. Sulle note falcianti di Born to be Wild.