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Una questione di cuore: conversando con Valentina Santini

Testata: Enjoyblog
Data: 17 novembre 2022
URL: https://www.enjoyblog.it/libri/due-chiacchiere-con/una-questione-di-cuore-conversando-con-valentina-santini/

La prima domanda è quella che noi di Enjoyblog abbiamo desiderato farti dal momento in cui abbiamo letto l’ossimorico titolo del tuo romanzo. Cos’è l’osso del cuore? È qualcosa che il cuore ha dentro fin dalla nostra nascita o è piuttosto una callosità che sviluppa in seguito, per ripararsi dalle avversità della vita? In ogni caso, qual è il suo valore simbolico?

Dare il titolo a un romanzo è una faccenda cruciale: si tratta di condensare in poche parole il senso di una storia. L’osso del cuore racchiude tanto di quello che ho provato a toccare nel libro. Il corpo, per esempio, che somiglia molto a un luogo, uno scenario nel quale accadono cose. L’anatomia e la fisicità giocano un ruolo importante e permeano la vicenda; il titolo voleva richiamare anche questo aspetto. E poi è palese: il cuore non ha l’osso, eppure… Alzando un’immagine come questa mi sembrava di raccontare un’altra questione cruciale per la storia: i danni. In qualche modo siamo tutti il risultato di ciò che ci accade; i personaggi del romanzo non fanno eccezione. Quell’osso che si trova dove non dovrebbe stare prova a dire un po’ anche questa cosa qua: siamo il risultato di tante cose, siamo pieni dei danni che le circostanze ci causano (e non è necessariamente un male). Il punto, forse, è riuscire a guardarli questi maledetti danni, queste ossa nel posto sbagliato, e amarsi e amare lo stesso.

La lettura de L’osso del cuore ci ha dato l’impressione che tu avessi proprio una specifica storia da raccontare, una storia che, in qualche modo, ti apparteneva e dovevi condividere con noi lettori. Sei d’accordo? E se non lo sei, qual è allora la genesi di questo libro?

Il germe del libro nasce insieme a mia figlia. Travaglio lunghissimo, cesareo d’urgenza. Quando finalmente posso abbracciarla, una signora mi domanda se durante l’operazione non avessi avuto paura che mi portassero via la bambina. Ovviamente no, perché avrebbero dovuto?

Poi ci rifletto: la donna che mi aveva fatto questa domanda aveva partorito la sua primogenita a Buenos Aires, in un ospedale militare, nel 1983 – il regime era finito da un minuto. Comincio così a mettere insieme i pezzi: mi informo, leggo, studio. Il termine desaparecidos diventa qualcosa di più di un’eco di Storia che ho sentito tante volte, così come le torture, i voli della morte… Scopro las Madres de Plaza de Mayo, donne che durante il golpe militare hanno fatto la vera resistenza e che ancora oggi scendono in piazza ogni giovedì per rivendicare i figli e i nipoti scomparsi per mano del regime. Non riesco a capacitarmi dell’abominio che ha colpito un’intera generazione. Un pezzo nero di Storia che ci è accaduta un secondo fa, e che ancora oggi pulsa nelle vite delle persone coinvolte. Le mamme – adesso nonne – marciano, portano avanti le loro battaglie e chiedono a un’intera generazione: ¿Vos sabés quién sos? Tu sai chi sei?

È così che trovano i nipoti, invitandoli a porsi delle domande, a indagare sulla loro identità, ad andare a farsi un test del dna che permetta loro di riappropriarsi delle loro origini. E li trovano. Uomini e donne ormai adulti costretti a rinegoziare un’intera esistenza alla luce di questo fatto: sono figlio/a di desaparecidos; quelli che io chiamo mamma e papà non sono altro che i carnefici dei miei genitori biologici.

Come si rimette al mondo un individuo dopo una rivelazione del genere? L’osso del cuore prova a guardare questa domanda.

I due protagonisti del libro, Esodo e Asma, sono personaggi davvero intensi di cui è molto interessante seguire l’evoluzione nel corso della storia. Altrettanto affascinante è la figura di Laura. Come hai ideato questi personaggi? E li hai pensati in funzione della storia o erano figure che avevi già in mente prima con tutte le loro sfaccettature?

Laura è stato il primo personaggio che ho trovato. Quando mi sono messa a scrivere avevo l’intenzione chiara di parlare delle Mamme e della compravendita dei bambini. In origine la storia doveva girare intorno a lei e alla sua vicenda. L’identità era un tema pulsante.

Poi è arrivata Asma, una bambina che conosce solo una realtà alterata, quella della comune di Casa Libertà all’interno della quale vive; non ha mai visto il mondo fuori, non conosce altro che la verità storta e deformata che le hanno proposto lì dentro. Casa Libertà è un luogo all’apparenza accogliente, ma che nasconde un’altra faccia – ho preso ispirazione da Colonia, un luogo simile realmente esistito in Cile. Punizioni, vessazioni, scaramanzia… Asma con la sua innocenza crudele ha in qualche modo normalizzato e accolto le regole di quel posto.

Scrivere con la voce e i pensieri di Asma è stato come indossare un’altra pelle. Il personaggio ha fatto tutto da sé (so bene che suona estremamente patetico e romantico: la faccenda dei personaggi che prendono vita e si scrivono da soli è un po’ fritta e rifritta, ma tant’è…). Incontrare Asma ha dato una virata inaspettata alla storia, non ho potuto fare altro che seguirla. E poi Esodo. Anche lui l’ho scoperto scrivendolo. Ma è stato abbastanza facile, ho dovuto soltanto fidarmi di loro e non tradirli.