Il genocidio in Ruanda del 1994, in cento giorni furono massacrati un milione di persone nei modi più atroci e barbari, non può essere liquidato come un episodio della guerra civile fra tutsi e hutu. Non solo perché fu uno dei più sanguinosi eccidi del XX secolo, ma anche per le complicità e l'indifferenza dell'Occidente che sono rimaste impigliate nell'aria che respiriamo. Tutto questo emerge nello struggente libro, permeato di poesia, I tuoi figli ovunque dispersi di Beata Umubyeyi Mairesse e nelle sue accorate parole: «Al mondo fa comodo pensare che non ci fosse niente da fare, che il destino fosse già segnato in origine, perché lo sanno tutti, quelli là si ammazzano fra loro dalla notte dei tempi... Le potenze straniere erano informate che esistevano liste di persone da uccidere e armi nascoste, ma non hanno fatto niente per fermare il nostro sterminio». Parole che riaprono ferite e che ci chiedono di essere ascoltate in silenzio Nata in Ruanda e approdata in Francia, dopo essere sopravvissuta al genocidio dei tutsi, l'au trice, raccogliendo la voce di tre generazioni - la madre Immaculata, la figlia Blanche e il nipote Stokely - ci offre un percorso di conoscenza che vuole anche essere un'ostinata ricerca di riconciliazione. A tenere i fili delle vicende narrate è Blanche, che dalla Francia ritorna in Ruanda, dove è scampata al genocidio, «per tessere una virgola tra lo ieri e il domani». Nella casa devastata di Butare, dove è cresciuta e dove la madre è rimasta nascosta per tre mesi nella cantina, l'incontro fra le due donne assume la dimensione sacrale di una lunga preghiera. Immaculata, che ha cresciuto da sola, nel disonore, due figli di padri diversi, non ha più lacrime per piangere e voce per parlare, è riuscita ad attraversare l'inferno aggrappata al pensiero di ritrovare i suoi figli dispersi. Blanche cerca di far rivivere la vita quotidiana prima dell'uragano, di rievocare la sua infanzia e ado lescenza accanto alla madre. Sullo sfondo incombe nella sua drammatica solitudine il fratello Bosco, ritornato dal fronte, annientato dagli orrori della guerra che hanno lasciato ferite mortali. In questo scenario, in cui s'inseriscono dram matici flashback, è Stokely, il giovane figlio di Blanche, cresciuto in Francia, ad aprire orizzonti di speranza. È lui a ridare alla nonna le parole dimenticate e il sorriso dinanzi alle jacarande che annunciano la vittoria della vita sulla morte.