Erosione è un romanzo sul sogno infranto dell’America e anche del capitalismo, perché Lorenza Pieri è una delle poche che sa raccontare le differenze sociali con acribia e sensibilità
La protagonista è una casa sulla costa atlantica degli Stati Uniti, sogno di agiatezza per la famiglia Amenta, erosa lentamente dalla morte del nonno Giovanni e non più sostenibile economicamente per i nipoti, le tre voci narranti che si alternano nell’ultimo soggiorno nella casa, venduta con l’inganno, per raccogliere in tre scatole, come facevano da ragazzi per le vacanze estive, ciò che vogliono conservare della casa dell’infanzia, di sé stessi e della vita in generale.
Gli oggetti che Anna, Geoff e Bruno (i nomi tradiscono le origini italiane tranne per l’ultimo dei fratelli, ma anche questo dato non è casuale) raccolgono nelle scatole sono correlativi oggettivi della loro indole e segni tangibili delle loro particolari esistenze, attuali e passate.
Attraverso gli oggetti si scatena il racconto di ciò che ha segnato le vite di ciascuno dei tre, del dipanarsi dei loro rapporti e delle scelte che li hanno portati a quell’ultimo giorno. Lorenza Pieri scalfisce un romanzo di fine introspezione psicologica dove è l’interiorità dei personaggi che accoglie e analizza la contemporaneità a partire dal cambiamento climatico.
È il dentro che abita il fuori. Un fuori che si sta lentamente e inesorabilmente erodendo, creando dei barbagli anche nell’intimo dei personaggi. E poi c’è la voce della scrittrice, quel suo modo di attraversare la narrazione con passo spedito e sicuro. Quel modo affilato di abbracciare diversi temi e di tenerli stretti alle vite dei personaggi che racconta.
Ma questa è solo una riconferma per chi come me ha già amato i libri precedenti.
Il romanzo americano dell’autrice di Isole minori e Il giardino dei mostri: si legge sulla quarta di copertina del nuovo libro di Lorenza Pieri, Erosione.
Americano di certo perché ambientato negli Stati Uniti, specificatamente sulla costa atlantica, la Chesapeake Bay. Ma forse la quarta si riferisce a qualcosa di più profondo, radicato e visionario, che influisce non tanto sulla voce della scrittrice, che rimane quella calda, raffinata, inebriante che abbiamo già conosciuto, apprezzato e amato, ma sulla struttura narrativa e sulla modalità del racconto. Tre voci che si alternano, prima quella di Anna, poi quella di Geoff, unica in prima persona, infine quella di Bruno. Tre fratelli che stanno per vendere la casa al mare, erosa dall’azione costante e continua dell’oceano e dalla cattiva gestione umana del territorio.
Lo considera un romanzo americano come antitesi ai precedenti anche Lorenza Pieri? O è più forte la linea di continuità al di là della diversità di ambientazione?
RISPOSTA: Grazie Giuditta per questa domanda, che contiene già in sé parte della risposta… non considero Erosione un romanzo in antitesi con i due precedenti, piuttosto una loro prosecuzione che ha in un certo senso un legame con i “salti” della mia storia personale. Ognuno dei miei romanzi è ambientato in un luogo che conosco molto bene, per averci vissuto. E anche questa volta per la mia storia sono partita da una geografia. Un luogo che ho amato, la Chesapeake bay, vicino a Washington – dove ho vissuto per otto anni – e che in un certo senso mi è entrato nel cuore (anche perché con tutte le differenze del caso, trattandosi di una zona costiera, tra mare e aree lagunari, è una specie di “maremma americana” una maremma al cubo). I “posti” per me sono fondamentali micce che innescano le storie: li osservo, osservo le persone che ci vivono, le architetture, la natura, gli animali, il modo in cui lo spazio abitato parla. Pure il paese più remoto della terra contiene delle storie incredibili ed è sempre toccato dalla Storia, quella con la S maiuscola anche se tutto rimane apparentemente immutato nei secoli. Negli ultimi decenni la Chesapeake Bay ha subito pesantemente i danni ambientali legati ai fenomeni di climate change, mi interessava molto partire da questo, da una storia non distopica ma contemporanea sui disastri causati dal cambiamento climatico, sull’erosione della terra abitata. Ma tutto questo è rimasto solo in filigrana, perché poi il romanzo è quasi completamente focalizzato sulla storia dei tre fratelli rispetto alla perdita della loro casa d’infanzia e sui racconti delle loro vite. Se, avendo letto i miei romanzi precedenti, si sente un salto rispetto alla struttura narrativa e alla modalità del racconto spero che sia un salto in avanti… forse è grazie alle letture americane? Alla mia vita negli Stati Uniti che ha cambiato il modo con cui costruisco le voci, collego e monto le storie? Può essere, ma non so dirlo con certezza. So per certo solo che si cresce e si cambia e ogni evento che ci segna, inevitabilmente finisce per riflettersi anche nella scrittura. Nel mio caso sicuramente avere vissuto così a lungo negli Stati Uniti ha lasciato un segno.
Erosione è quella del climate change che con le sue nefaste manifestazioni ha danneggiato la casa delle vacanze, emblema del sogno americano del nonno. Ma
Anna era convinta che la casa avesse cominciato il suo lento inabissamento quando era morto il nonno
nel 1999. Erosione è anche quella della disgregazione di una famiglia, che aveva affastellato nella casa tante parti di sé: dai vasi della madre Margaret, rimasta vedova con tre figli piccoli; ai diversi oggetti che ciascuno dei tre fratelli metterà in una scatola, per forse far germogliare altrove quello che la casa al mare ha rappresentato per tutti loro. Le tre voci con cui costruisci il romanzo, pur essendo monologanti, finiscono per intrecciarsi tra loro attraverso gli oggetti che compaiono alla vista dell’uno e vengono poi raccontati e raccolti da un altro.