Se Agata Christie fosse stata francese e avesse potuto viaggiare sino ai Mari del Sud, il suo celebre Dieci piccoli indiani avrebbe potuto ambientarlo a Hiva Oa, alle isole Marchesi, nell'Oceano Pacifico (Polinesia francese). O almeno, questo è ciò che ha fatto Michel Bussi, in uscita il prossimo 9 novembre con La mia bottiglia per l'oceano (pubblicato da Edizioni e/o, traduzione di Alberto Bracci Testasecca), una storia di mistero e sparizioni, in cui tutti sono indiziati. Firmando un dichiarato omaggio alla regina del giallo inglese, Michel Bussi - il maestro del polar francese, che in Italia ha superato le centomila copie e balza regolarmente ai primi posti delle classifiche d'Oltralpe, sin da Ninfee nere (2016) - questo mercoledì tornerà sugli scaffali con un romanzo sfiziosissimo, narrando di cinque aspiranti autrici - donne molto diverse per età, carriera e aspirazione - alle prese con un seminario di scrittura della durata di una settimana in un atollo. Un sogno che avrà un brusco risveglio, ritrovandosi a dover indagare sulla misteriosa scomparsa del loro venerato maestro delle lettere, il celebre scrittore Pierre-Yves François. (...) Pagina dopo pagina, Bussi gioca con il suo lettore, guidandolo e sviandolo, seminando indizi e ipotesi che verranno smentite e stravolte, portandoci a rileggere e riesaminare le prove, mescolando antiche leggende e tatuaggi dal significato misterioso. narrando la storia da tre punti di vista dissonanti. Con La mia bottiglia per l'oceano , Bussi firma un rompicapo elegante e dal ritmo incalzante, un romanzo tutto da leggere con la consapevolezza che nessuno è normale visto da vicino. A maggior ragione se sogna di fare lo scrittore.