T. C. Elimane ha scritto un libro magnifico, un libro che potrebbe spazzare via, per bellezza e costruzione, tutti gli altri. Per questo ora non si trova più, ma c’è anche un altro motivo dietro: chi lo legge ne diventa ossessionato. La recensione di Alessandro Tacchino
Nel Labirinto del disumano, tutto comincia con un re e una profezia. L’oracolo predice al sovrano che otterrà il potere assoluto, e di questo il re è ben felice. In cambio però è richiesto un sacrificio: deve uccidere e bruciare tutti gli anziani del suo regno. L’uomo non esita, e riduce i vecchi in cenere uno dopo l’altro, spargendone i resti nelle terre intorno al suo palazzo. Lì, dalla morte e dall’abominio compiuto, crescerà una folta foresta dalle fattezze mostruose, così intricata da rendere impossibile al re uscire e a chiunque altro entrare. Il Labirinto del disumano, appunto.
E se pensate di star leggendo la recensione sbagliata, siete fuori strada. Vi siete persi anche voi nel labirinto. La più recondita memoria degli uomini è un libro che parla di libri. O, per essere precisi, di un solo libro, e dell’ossessione che i suoi lettori hanno per lui, per il suo autore, per la sua storia e tutto il resto. Mbougar Sarr ha costruito un giallo letterario, nel senso che è la letteratura la protagonista, il mistero da risolvere. (...)